9.1.2019 – Comunicato stampa Funzione Pubblica CGIL Lombardia
Non bastavano le numerose problematiche che attanagliano da tempo gli agenti della Polizia Penitenziaria (carenza di personale, strutture obsolete e fatiscenti, condizioni lavorative precarie e insicure, mancata fornitura del vestiario che così viene acquistato da lavoratrici e lavoratori di tasca propria). Il nuovo anno ha riservato una amara sorpresa alle poliziotte e poliziotti penitenziari accasermati che, grazie a una circolare ministeriale del 7 gennaio 2019, dovranno pagarsi anche il pernottamento presso le caserme.
“Con tanto di arretrati da ottobre 2017, cioè circa 650,00 euro a poliziotto – precisa Calogero Lo Presti, coordinatore regionale Fp CGIL Polizia Penitenziaria della Lombardia -. Da rilevare che il personale accasermato è obbligato a intervenire in qualsiasi momento, del giorno e della notte, in caso di emergenze connesse ad esigenze che riguardano la sicurezza delle carceri”.
Secondo quanto disposto dalla circolare della Direzione Generale del Personale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, chi usufruisce della camera in caserma dovrà corrispondere un onere. Quando il precedente Governo, con il Decreto Fiscale collegato alla Legge di Bilancio del 2018, aveva sancito la gratuità dell’utilizzo degli alloggi collettivi di servizio del personale della Polizia Penitenziaria, prevedendo uno stanziamento di fondi ad hoc.
“La circolare emessa dalla Direzione Generale del DAP sarebbe giustificata da una errata stima delle risorse economiche stanziate con l’ultimo DEF – aggiunge Lo Presti -. Nonostante cambino i Governi e nonostante le promesse in campagna elettorale, la politica rimane, ancora una volta, lontana, se non miope, alle problematiche e alle esigenze dei poliziotti penitenziari. Bene ha fatto la Fp CGIL, a livello nazionale, a chiedere formalmente la sospensione del provvedimento ed un incontro urgente con i vertici dell’Amministrazione Penitenziaria a Roma. Se l’incontro non sortirà gli effetti auspicati la CGIL chiamerà in causa il Ministro della Giustizia. Non escluderemo forme di protesta”.
Milano, 9 gennaio 2019