20 Apr 2024
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L’evasione fiscale si può contrastare

L’intervento di Santoiemma, delegata Fp Cgil all’Agenzia delle Entrate, al convegno organizzato dalla Cgil Lombardia al Tribunale di Milano

1 ott. – Come noto, il nostro Paese ha uno dei più alti tassi d’evasione fiscale d’Europa. Contrastarla dovrebbe essere un imperativo per ogni governo, per liberare risorse per lo sviluppo. Uno dei modi per farlo è potenziare le attività ispettive. “Mi compiaccio che finalmente emerge quanto come CGIL rivendichiamo da anni, vale a dire che il bene più importante su cui investire è il personale, in termini di quantità e di qualità. È la stessa Ragioneria che certifica che per ogni euro investito nella lotta all’evasione allo Stato ne ritornano 5 e allora se fossimo un’azienda l’investimento sul personale e sui mezzi sarebbe massiccio ed invece emerge dall’ultimo studio Ocse sulle amministrazioni finanziarie che in Italia il costo degli stipendi del personale è pari al 60% delle spese totali del bilancio dell’Agenzia, a fronte di una media Ocse del 73% dei bilanci operativi con punte del 95%. Un’altra componente importante, rileva l’Ocse è rappresentata dalle spese inerenti la tecnologia, in media il 10% con punte di costi dichiarati per investimenti tecnologici fino al 25%. Tecnologie, il cui uso massiccio, consentirebbe l’incrocio dei dati finanziari con notevoli sviluppi in termini di lotta all’evasione”. Così Marilù Santoiemma, delegata FP CGIL all’Agenzia delle Entrate di Milano, al convegno organizzato dalla Cgil Lombardia al Tribunale di Milano in tema di “Lotta all’evasione, contrasto alla corruzione, web tax. Risorse per lo sviluppo sostenibile e la dignità del lavoro”, a cui ha partecipato il segretario generale CGIL Maurizio Landini.

Santoiemma ha ricordato come l’Agenzia, nonostante i risultati incoraggianti in termini di recupero di evasione (in circa 20 anni d’attività è passata da una media di 3 miliardi ai quasi 20 attuali), abbia dovuto “scontare una politica di selezione del personale, in particolare quello dirigenziale, non sempre trasparente e legittimo, che di fatto ha bloccato le aspirazioni di carriera di funzionari preparati e dediti alla professione, per quasi vent’anni”. L’ultimo concorso risale al 2001. E se la laurea o un’adeguata qualifica sono ora tra i requisiti richiesti, a lavoratrici e lavoratori non vengono però garantiti percorsi di carriera e di sviluppo professionale, a volte spingendoli tra le braccia della concorrenza. “A prescindere dalla storica e cronica carenza di risorse economiche, se davvero si ritiene fondamentale motivare il personale e sostenerne la crescita professionale, è necessario dotarsi di strumenti di premialità e sviluppo di carriera adeguati,  anche in termini di tempi e rapidità, varietà ed efficienza” sostiene la sindacalista, per cui “l’efficienza della pubblica amministrazione dipende della qualità delle leggi, dalla consistenza degli investimenti e dalla definizione di chiari obiettivi strategici da perseguire. Se il legislatore interviene in modo chiaro e lineare, la struttura reagisce con efficienza e i risultati arrivano. Al contrario – aggiunge – distogliere parte delle risorse umane dalle attività di controllo a quelle di passacarte di convalida condoni non può che produrre effetti opposti, in particolare nel 2018 a fronte di un recupero totale di 19,2 miliardi di euro, solo 3 miliardi arriva dai condoni e le stesse percentuali, più o meno, le ritroviamo per il 2017 e il 2016. Appare quindi evidente che l’attività più redditizia per l’agenzia e per il committente, vale a dire il governo, è sicuramente quella del controllo che va potenziata iniziando dalla risorsa più preziosa, il personale specializzato!”.

A fine convegno, vista la sede dove si è tenuto, la Fp Cgil, con Felicia Russo, ha fatto incontrare il segretario Landini ad altre lavoratrici e lavoratori pubblici, quelli appunto della giustizia. “Gli abbiamo sintetizzato diverse nostre problematiche: dalla carenza di personale e di investimenti per migliorare condizioni di lavoro e qualità dei servizi al blocco delle progressioni di carriera e alla mancata riqualificazione. Senza dimenticarci dei cosiddetti tirocinanti che, dopo anni di apporto ai nostri uffici, vorrebbero un rapporto di lavoro più stabile, tutelato da un contratto” racconta la coordinatrice regionale.