Serena Sorrentino (Fp Cgil): stiamo desertificando i servizi pubblici che traducono materialmente ai cittadini diritti costituzionali
28 sett. – Dal 2008 al 2017 oltre 250mila lavoratrici e
lavoratori sono usciti dalle pubbliche amministrazioni e nel prossimo triennio
lo faranno altri 500mila. “Stiamo desertificando i servizi pubblici”. Così Serena Sorrentino dal palco di
Effepiù, le giornate nazionali dei servizi pubblici organizzate a Napoli dalla
Fp Cgil da lei diretta. Occasione l’iniziativa
dal titolo “Democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al
popolo”, moderata dalla giornalista
Concita Sannino di Repubblica, con Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, Rita
Sanlorenzo, sostituto procuratore della Corte di Cassazione, Maurizio Landini,
segretario generale Cgil.
Per Sorrentino il 30% in meno di servizi pubblici significa “non garantire
ai cittadini di avere la traduzione materiale dei diritti costituzionali. Non
ci sono più alibi per la politica. Vogliamo politiche che tornino a scoprire il
valore dell’essere orientati ‘costituzionalmente’”.
La dirigente sindacale, ricordando che la Costituzione è radicata
nell’antifascismo, ha sottolineato che il lavoro è fondamento del vivere
sociale del paese. Su di esso bisogna investire in termini di occupazione e
qualità. Per il lavoro pubblico ciò si traduce nella triplice rivendicazione:
assunzioni, rinnovo dei contratti, innovazione. “Siamo anche noi cittadini” ha
detto guardando al bisogno di innovare le Pa, anche attraverso le competenze e
la valorizzazione delle professionalità. Nel pubblico impiego il decennale
blocco contrattuale non solo è stato penalizzante ma “ha cambiato cultura alle
Pa, non più abitate da un modello partecipativo”, quello che vede nei
lavoratori il motore che fa funzionare le pubbliche amministrazioni.
Secondo Sanlorenzo “la Costituzione
non è stata attuata del tutto” e, semmai, è stata “svilita”. La magistrata,
ribadendo che la nostra Carta “è fondata sul lavoro”, ha evidenziato che la
questione della democrazia è la questione del lavoro. La partecipazione è
garantita ai lavoratori. È il lavoro che dà dignità alle persone”, è un loro
“diritto fondamentale. Dovere del legislatore è approntare tutele
significative”. Diversamente da quanto ha fatto il jobs act, che ha
rappresentato l’ultima tappa di quel cavallo di Troia che ha “agito dal di
dentro” assecondando la voracità del mercato nel “mutamento di paradigma” che
ha visto la perdita di rappresentanza del lavoro, con norme che hanno
liberalizzato e portato “alla frammentazione e alla precarietà”.
“Nel corso degli anni sempre più leggi hanno depauperato e mortificato la
Costituzione” ha detto De Magistris,
sottolineando di aver giurato per tre volte sulla nostra Carta – “un grande
faro” -: la prima quando è diventato magistrato e le altre due da sindaco di
Napoli. Della sua città rivendica un primato: “è l’unica in Italia a non aver
privatizzato un servizio di rilevanza costituzionale”. E ha anche aggiunto che
attraverso l’amministrazione comunale si sta dimostrando che il pubblico non
sempre significa corruzione, malaffare. Poi una stoccata l’ha riservata alla
questione degli organici: “sono stufo di stringere la mano di chi va in
pensione ma non di chi viene assunto”.
Per Maurizio Landini, “cambiato il
governo devono cambiare anche le politiche. Nel lavoro pubblico quando faccio
il mio lavoro sto garantendo diritti ai cittadini. Questo è l’elemento che va
ricostruito” ha detto il segretario generale CGIL. Va ricostruita una cultura
del lavoro che rimetta al centro le persone, le lavoratrici e i lavoratori.