Continuano gli effetti del decreto sicurezza, che sta rendendo sempre più difficile la vita nei Cas: alle persone migranti e agli operatori. Difficili i rapporti anche con alcune cooperative sociali, vedi la Olinda. Tomasini (Fp Cgil): “Manteniamo lo stato di agitazione, tuteliamo i diritti”
3 dic. – Persi circa 300 posti di lavoro, nel mantovano, con i tagli inferti dal decreto sicurezza ai centri di accoglienza straordinari. “Nel nostro territorio i Cas sono 47 e sono gestiti da cooperative sociali, ma non tutte si comportano allo stesso modo” racconta Magda Tomasini, segretaria della Funzione Pubblica Cgil Mantova. In che senso? “Con qualcuna si è trovato un accordo in Regione dopo l’avvio della procedura di licenziamento collettivo, vedi con Alce Nero; con altre no, vedi con Olinda che ha sospeso la procedura collettiva ma è andata avanti con i licenziamenti individuali. Poi ci sono le piccole coop spazzate via dal decreto sicurezza e con loro circa 130 operatori, più il mancato rinnovo di chi lavorava a tempo determinato”.
Con la cooperativa Olinda avevate già altri problemi sul piano sindacale e continuate come Fp Cgil a mantenere lo stato di agitazione. “Sì, gli stipendi vengono spesso pagati in ritardo, la cooperativa interviene in modo unilaterale a ridurre l’orario di lavoro e non rispetta quanto prevede il contratto nazionale rinnovato, per citarne alcuni” risponde Tomasini. Subito dopo aggiungendo: “Le lavoratrici e i lavoratori ci segnalano anche le difficoltà e i disagi crescenti che stanno vivendo le persone migranti per via del cibo sempre carente, che arrivano a contendersi. Questo porta a comprensibili e anche accese discussioni con gli operatori, che non hanno colpa dei tagli e della situazione. Una situazione molto preoccupante e triste. Qui tutti vanno tutelati e noi facciamo la nostra parte, dalla parte delle persone e dei diritti” chiude la sindacalista.