Parte la mobilitazione unitaria di Cgil Cisl Uil regionali, con le categorie della funzione pubblica e i sindacati dei pensionati. Creston (Fp Cgil): denunciamo da tempo che la cronica carenza di personale sta creando problemi sempre più pesanti, su utenza e operatori
21 feb. – Se ad ammalarsi è la sanità, allora bisogna curarla e va fatto in fretta. Dietro lo slogan “Curiamo la sanità lombarda”, dall’attivo unitario regionale di Cgil Cisl Uil, categorie della funzione pubblica e sindacati dei pensionati, è stato lanciato un percorso di iniziative e mobilitazione che si realizzerà nelle prossime settimane in tutta la regione.
All’attivo si è fatto il punto sulla riforma del welfare lombardo a 5 anni dal suo avvio sperimentale e si sono segnalati i diversi punti di caduta: dai problemi derivanti dalla riorganizzazione dei servizi alle liste d’attesa, dalle condizioni dei pronto soccorso alla rete ospedale-territorio e ai servizi per la salute mentale, dalla presa in carico dei pazienti cronici all’assistenza domiciliare e all’accessibilità nelle Rsa.
A Gilberto Creston, segretario Fp Cgil Lombardia, chiediamo di sintetizzarci il suo intervento, centrato sulle ricadute che questa riforma ha comportato per le lavoratrici e i lavoratori. “Da tempo stiamo denunciando che la cronica carenza di personale sta creando problemi sempre più pesanti, da un lato sull’utenza dall’altro sugli operatori, che hanno condizioni di lavoro sempre più difficili – racconta -. C’è poi una situazione particolarmente critica sui servizi territoriali, sia ambulatoriali sia per la salute mentale: invece che svilupparsi vengono via via ridotti fino a scomparire, in diversi casi”.
Creston sottolinea che il 2020 non è solo il quinto anno della legge di riforma “di cui è quanto mai necessario rivedere gli aspetti risultati particolarmente problematici. È anche l’anno in cui si dovrebbe licenziare il nuovo piano socio sanitario regionale e i nuovi Poas, i piani organizzativi aziendali strategici. Sono occasioni da non perdere per migliorare i servizi e le condizioni di lavoro delle operatrici e degli operatori sanitari”.