24 Apr 2024
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Covid-19 e case di riposo nel mantovano

Tomasini (Fp Cgil): dalle Rsa ai servizi domiciliari, la situazione è delicatissima. Anziani e operatori non sono carne da macello. Servono i presidi sanitari e la formazione,  subito! Tutto e subito per il bene di tutta la popolazione

1 apr. – Non sono in sofferenza solo gli ospedali nella gestione dell’emergenza Coronavirus. Da molte settimane, segnalazioni di situazioni di affanno nelle case di riposo, nelle strutture residenziali, nei servizi di assistenza domiciliare piombano alla Fp Cgil Mantova.

A parlarcene la segretaria della categoria Magda Tomasini. “L’applicazione delle disposizioni dell’Agenzia di Tutela della Salute in diverse strutture è stata tardiva, come la gestione dell’emergenza sanitaria. Così tra il personale addetto all’assistenza, cioè ASA e OSS, ma anche tra infermieri, medici, fisioterapisti e animatori e operatori addetti alle pulizie cresce il contagio – racconta -. A oggi circa 150 dipendenti e circa 300 ospiti delle Rsa sono risultati positivi al Covid-19. Incontriamo ostilità a fornirci dati reali sui contagiati sia fra gli ospiti che fra gli operatori”.

Com’è la situazione rispetto a profilassi e monitoraggio sanitario? “In pochissime strutture si è provveduto a fare i tamponi a tappeto. Operatrici e operatori sono preoccupati, spesso non ci sono sufficienti dispositivi di protezione individuale (calzari, cuffie, copri camici, occhialini). Né adeguate informazioni sulle corrette procedure da attuare. Di nuovi protocolli e piani di lavoro in molte realtà nemmeno l’ombra e pochissimi enti hanno fatto la formazione. I lavoratori stanno operando tutti con grande disponibilità e professionalità ma sono spaventati e al collasso, non hanno sostegno psicologico. Stanno facendo del loro meglio per stare vicino agli ospiti. In molte case di riposo sono state attivate le videochiamate per mettere in contatto le persone anziane con i familiari ma anche questo sta diventando difficoltoso a causa dei numerosi contagi e assenza di personale”.

Il sindacato cosa sta chiedendo? “Una stretta sorveglianza sanitaria per il personale e per gli ospiti di queste strutture, la fornitura di tutti i dispositivi di protezione individuale e l’applicazione di procedure e disposizioni predisposte da ATS, Regione Lombardia e Ministero della Salute. Con quest’ultimo i sindacati hanno siglato uno specifico protocollo che chiediamo venga applicato punto per punto. Abbiamo dato indicazioni a tutti i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza  di richiedere la riunione periodica straordinaria per valutare il rischio biologico alla luce del Covid-19 ma, nonostante questo, in pochissime realtà sono stati convocati. Idem per i rappresentanti sindacali aziendali: non sono chiamati per condividere la gestione dell’emergenza”.

Nelle Rsa arrivano  pazienti Covid-19 dall’esterno? Purtroppo qualcuno è arrivato, oltre a quelli già positivi all’interno ma le Rsa e le case di riposo non sono organizzate  strutturalmente per farlo, non sono possibili gli isolamenti”.

Altro da aggiungere? “Siamo in contatto con molti Direttori che ci hanno segnalato le estreme difficoltà a reperire tutti i Dpi. Mancano! Questo deve emergere, non che non servono se non ci sono casi di positività all’interno! Non è possibile rispettare il metro di distanza: a maggior ragione usare i dispositivi di protezione individuale è fondamentale per la salute e sicurezza degli ospiti, degli operatori e dell’intera cittadinanza. Questo è il messaggio che deve passare. Abbiamo iniziato a inviare qualche denuncia al Commissario straordinario Covid-19, al Prefetto, ai Sindaci, alle ATS e a tutti i Presidenti delle 50 residenze sanitarie assistenziali della provincia di Mantova. Chi opera nelle case di riposo e nei servizi di assistenza domiciliare, compreso il personale che effettua servizi per la pulizia e sanificazione degli ambienti e il lavaggio di divise e biancheria, non è di serie B. Servono i presidi sanitari e la formazione e subito! Tutto e subito per il bene di tutta la popolazione”.