Vanoli (Fp Cgil): “Non basta emanare direttive. Occorre poi vedere quale ne è il risultato e ascoltare la voce di chi questa emergenza la sta affrontando in prima linea”
4 apr. – “La quantità di contagi e purtroppo di decessi che si verificano quotidianamente nel territorio lombardo, la condizione degli ospiti nelle RSA e di decine di migliaia di cittadini e cittadine che nelle loro case vivono in solitudine il dubbio e, in molti casi, la certezza della malattia, dimostrano che sul fronte di questa crisi sanitaria Regione Lombardia deve cambiare approccio e strategia”. È quanto dichiarano Cgil Cisl Uil lombarde insieme alle categorie regionali della funzione pubblica, dei medici, dei pensionati. Rivendicando, oltre a misure precise (tra cui: salvaguardia della salute degli operatori in prima linea; per i pazienti Covid+, spazi separati nelle strutture ospedaliere; investire nella medicina territoriale per la presa in carico dei pazienti asintomatici o con sintomatologia lieve), il proprio ruolo: “Continueremo ogni giorno a chiedere ad ogni livello, dal Presidente di Regione Lombardia, ai Sindaci, ai responsabili delle strutture sanitarie e sociosanitarie il rispetto e la tutela delle persone. Non lasceremo perciò nulla di intentato, comprese segnalazioni e denunce, per contrastare la situazione di abbandono e di rischio continuo a cui gli operatori – già colpiti non solo dal sovraccarico di lavoro, ma anche dalla tensione e dai lutti tra i loro colleghi – sono lasciati a lavorare per salvare vite e curare malati. Nel continuare senza sosta a rivendicare un urgente e reale miglioramento delle loro condizioni, anche a difesa della salute pubblica, si sostanzia il nostro grazie per il loro impegno e la loro dedizione”.
Ne chiediamo merito a Manuela Vanoli, segretaria generale Fp Cgil Lombardia. “La nostra posizione compatta è seguita all’ultimo confronto in video conferenza, lo scorso 2 aprile, con Regione. Avevamo chiesto al Presidente Attilio Fontana e all’Assessore Giulio Gallera di misurarci sulle tante criticità del sistema di welfare (dalla sanità al socio sanitario assistenziale) esplose insieme al Covid-19 e per declinare a livello regionale il “Protocollo Salute” siglato a livello nazionale. Ma giovedì scorso entrambi non erano presenti, hanno delegato”, racconta.
Cosa vi hanno detto i loro portavoce? “Hanno sottolineato che Regione ha disposto sin da subito direttive a tutti gli ospedali, ai direttori generali delle case di riposo e di tutto il sistema coinvolto, per far fronte a tutti gli aspetti dell’emergenza sanitaria, dall’organizzazione dei servizi alla salute e sicurezza di tutti gli operatori. Dal loro punto di vista, il lavoro è stato fatto”.
Stai dicendo, in sostanza, che fanno a scaricabarile sulle responsabilità? “Molti servizi, nei territori più colpiti, sono al collasso. Le persone, i cittadini, continuano a morire o ad ammalarsi. Come anche le operatrici e gli operatori in prima linea che andavano tutelati da subito: medici, infermieri, operatori socio sanitari, per citarne alcuni. Tanti, in Lombardia, i medici di base morti per il coronavirus e anche le guardie mediche rischiano pesantemente. Ribadisco: mentre in tutta Italia si stanno costituendo, come vuole il “Protocollo Salute”, Comitati regionali per la verifica della situazione effettiva nelle strutture e dei lavoratori coinvolti e, attraverso il confronto con le organizzazioni sindacali, provare a risolvere i problemi, Regione Lombardia alza muri”.
Rispetto a questa chiusura, cosa farete ora? “Per quanto riguarda la nostra categoria, se Regione continuerà ad evitare di sentire la voce delle rappresentanze dei lavoratori, invieremo direttamente al Presidente Fontana, ogni volta, tutte le criticità di questa emergenza – ribatte Vanoli -. Bisogna continuare a chiedersi cosa non ha funzionato e non funziona in Lombardia, visti i numeri del contagio e dei decessi. Non basta emanare direttive. Occorre poi vedere quale ne è il risultato e ascoltare la voce di chi questa emergenza la sta affrontando in prima linea. Chiediamo a Regione Lombardia un confronto serio con le parti sociali, immediatamente. Così fa una Pubblica Amministrazione che ha davvero cura della popolazione e che rispetta e difende la salute e il lavoro di chi impegna le sue energie quotidiane e mette a rischio la sua vita per assisterla”.