“I morti in Lombardia sono tanti perché i malati non sono stati e non sono gestiti dal territorio”. Così Giorgio Barbieri, coordinatore Fp Cgil Lombardia Medici di Medicina Generale, nell’intervista rilasciata a Roberta Lisi per Rassegna.it in occasione della giornata mondiale della salute.
Il sindacalista, nonché medico di base a Limbiate, ricorda che la Lombardia, oggi provata dal Covid-19, continua a subire danni anche a causa di una precisa visione di sistema che si traduce nel modello ospedalocentrico della riforma regionale del welfare voluta dall’allora presidente Roberto Formigoni.
“Un’emergenza di salute pubblica, di comunità, continua ad essere affrontata come se fosse una emergenza del singolo pazienze sommata per il numero dei ricoverati. Questo è l’errore di fondo che continua a determinare sottovalutazioni ed emergenze. L’ospedale è il luogo dove si trova risposta all’acuzie del singolo malato, una epidemia è questione che riguarda la salute dell’intera popolazione. A fronteggiare l’emergenza di salute pubblica non può che essere la medicina del territorio. Che in Lombardia è stata sostanzialmente smantellata” accusa Barbieri.
Da qui tutta una serie di problematiche che legano le mani ai medici di famiglia che ai pazienti contagiati dal virus possono solo prescrivere farmaci per la febbre ma non tamponi o terapie specifiche che sono in capo solo agli ospedali. Così, se la persona malata, come di solito può succedere, d’improvviso si aggrava, non resta che il trasporto d’urgenza nei reparti di terapia intensiva, che si riempiono al volo, con tutte le ricadute e i rischi del caso.
Un altro rischio che Barbieri denuncia riguarda la diffusione del contagio in ragione dei mancati esami sanitari su: le persone in isolamento fiduciario, i pazienti dimessi dagli ospedali e in quarantena domiciliare perché ancora positivi, i familiari asintomatici di pazienti Covid+. “Finita la quarantena, sia volontaria che obbligatoria, nessuno viene sottoposto a test, così come gli asintomatici, e nessuno ci dice cosa fare, quindi possono tornare ad uscire di casa senza che nessuno sappia se sono davvero guariti e quindi non più contagiosi. Il rischio, quindi, è che il virus continui a circolare. Se non andiamo a cercare i portatori sani, se non ci accertiamo che i malati siano effettivamente guariti attentiamo alla salute pubblica”.
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