Nella giornata internazionale dei musei, intervista a Giuseppe Franco, Rsu Fp Cgil, in uno dei poli culturali più importanti di Mantova: “La cultura, come tutte le passioni, salva la vita. Lavorare sicuri significa tutto. Significa lavorare, altrimenti non sarebbe lavoro”
18 mag. – “Probabilmente a Mantova riapriremo il 2 giugno. Il colpo è stato duro, per la nostra piccola città, che è sostenuta dal turismo, a partire dai due musei principali: Palazzo Ducale e Palazzo Te”. Giuseppe Franco è delegato Rsu della Fp Cgil a Palazzo Ducale e oggi, 18 maggio, nella giornata internazionale dei musei, al messaggio lanciato dalla Fp Cgil nazionale “La cultura ci salva. Ripartiamo sicuri”, fa una integrazione. Così: “La cultura, come tutte le passioni, salva la vita”. E alla domanda, cosa significa per te lavorare sicuri? Risponde: “Lavorare sicuri significa tutto. Significa lavorare, altrimenti non sarebbe lavoro”.
Commentare un pensiero così denso di valore è superfluo. Torniamo a Palazzo Ducale. Raccontaci del vostro lavoro sotto Covid-19. “La fase 1, come in tutti i settori, è stata brutta e disorientante. Per noi lavoratrici e lavoratori è stata quasi una tragedia ritrovarci a casa all’improvviso, tra le incertezze di un virus che spaventa molto. Siamo circa una cinquantina, la maggioranza donne, sotto organico e con un’età media alta. Io per primo ne ho 59. Tra molte colleghe e colleghi la paura del contagio arriva fino al panico, alcuni di loro hanno anche 65 anni. Da quanto dicono gli esperti sanitari si è categoria fragile a questa età. Per fortuna nessuno al momento è stato toccato dal virus. Per quanto mi riguarda – aggiunge Franco -, l’attività sindacale mi ha coinvolto abbastanza da non sentire un’acuta mancanza del posto di lavoro. Comunque a turno una ventina di noi è sempre andata a Palazzo”.
Cosa c’è da fare a porte chiuse? “Il Ducale ha una superficie di 34mila metri quadrati. Ci sono da verificare, attraverso i monitor della centrale operativa, i vari sistemi di allarme (anti intrusione, anti incendio). Una persona all’ingresso fa entrare le operatrici e gli operatori che quotidianamente fanno le pulizie e la sanificazione. Facciamo sopralluoghi nelle varie stanze per arieggiare e dare luce, per controllare gli impianti di luce notturna, e così via”.
Il lavoro agile è stato applicato? “Sì, per tutti. In sostanza facciamo formazione a distanza, con fascicoli sulle opere conservate al Ducale, sulla storia dell’arte, sugli impianti. Ma anche sul Covid”.
La recente adesione, per i Beni Culturali, al Protocollo sicurezza già siglato unitariamente lo scorso 3 aprile con la ministra della Pubblica Amministrazione è un atto importante e doveroso per garantire salute e sicurezza ai lavoratori e ai cittadini. A Palazzo Ducale ci sono state misure di protezione? “Dal primo allarme abbiamo lavorato con i dispositivi di protezione individuale e da subito abbiamo osservato le regole: accogliendo a distanza i turisti, dando loro il gel igienizzante per le mani, prendendo diverse precauzioni, ad esempio non consegnando a mano il biglietto ma mettendolo sopra un tavolino”.
In attesa di riaprire, come vi state muovendo sul piano sindacale? “Con diversi incontri, in video conferenza, proviamo a escogitare soluzioni per la ripartenza. Proprio questa mattina si è riunito il Comitato Covid, composto da membri della Rsu e dell’Amministrazione, per individuare possibili percorsi. Come primo step all’aperto, sia in ingresso che in uscita, con visite ai giardini – Giardino dei Semplici, cortile della Cavallerizza -. Successivamente con un percorso del Ducale che rispetti tutte le indicazioni di sicurezza, dalla misurazione della febbre come criterio di accesso alle visite contingentate”. (ta)