Creston (Fp Cgil): “un importante accordo che tiene insieme le risorse messe a disposizione dal Governo con il decreto Cura Italia e quelle messe sul tavolo da Regione Lombardia”
27 mag. – Siglato, nel tardo pomeriggio di ieri, l’accordo tra sindacati e Regione che riconosce alle lavoratrici e ai lavoratori di tutte le aziende sanitarie pubbliche della Lombardia il grande sforzo prodotto nella fase acuta del coronavirus. “Punto di partenza per arrivare all’intesa è stato l’importante accordo nazionale tra Fp Cgil- Cisl Fp – Uil Fpl e Conferenza delle Regioni che ha portato allo sblocco delle risorse economiche. Sicuramente nostro, invece, è il merito dell’azione svolta nei due mesi di trattativa. Le richieste presentate a Regione con la piattaforma unitaria sono state in gran parte raccolte” evidenzia Gilberto Creston, segretario Fp Cgil Lombardia.
Perché questo accordo? “Come da noi richiesto, c’era la necessità e l’obbligo di riconoscere a tutto il personale, sia quello più direttamente coinvolto nell’emergenza, dai pronto soccorso alle terapie intensive e sub intensive e ai reparti di malattie infettive, sia a quello restante, l’impegno profuso con grande professionalità nei cambiamenti effettuati dalle Aziende socio sanitarie territoriali al loro interno. Premesso questo, l’aspetto economico non azzera tutti gli altri temi posti in questi mesi, a partire da quello della sicurezza, aspetto fondamentale per il lavoro e nelle condizioni critiche in cui ci siamo trovati nella nostra regione. Moltissimi operatori hanno contratto il virus e ci sono stati, purtroppo, anche decessi”.
Il sindacalista spiega che questo “importante accordo tiene insieme le risorse messe a disposizione dal Governo con il decreto Cura Italia (Dl 18/2020) e quelle messe sul tavolo da Regione Lombardia” sia con le Rar, le risorse aggiuntive regionali “che ogni anno sono oggetto di accordi e che quest’anno sono state tutte rivolte al lavoro sotto pandemia”, sia con le risorse aggiuntive previste con la Legge regionale 9/2020. Alla positiva e principale risposta economica si affianca quella sui tempi di vestizione e svestizione che “si sono dilatati a causa dell’esigenza di indossare i dispositivi di protezione individuale che richiedono tempi appunto più ampi, ora portati a 30 minuti”.
Le risorse ammontano a circa 168 milioni di euro. “È la cifra più alta disposta per una regione italiana – sottolinea Creston –e riguarda i tre capitoli citati: Rar, Cura Italia e Legge regionale 9.
Per le risorse aggiuntive regionali cosa si prevede? “Premieranno tutti i progetti finalizzati alla gestione dell’emergenza Covid in tutte le aziende: Asst, Ats, Arpa, Asp, Istituto zooprofilattico, Irccs, Acss (l’Agenzia di controllo del sistema socio sanitario). L’80% dell’ammontare delle Rar sarà erogato con la mensilità di giugno, il saldo entro gennaio 2021. Le modalità di erogazione sono le stesse degli anni scorsi, con quote pro capite che vanno dai 540 euro alla categoria A ai 725 euro della categoria D/DS. Al personale sanitario su 3 turni nelle 24 ore (infermieri, infermieri pediatrici, assistenti sanitari, ostetriche) viene assegnata un’ulteriore quota di 227 euro, che è di 100 euro per il personale sanitario non turnista nelle 24 ore. A tutti gli altri operatori turnisti sulle 24 ore la quota aggiuntiva è di 227 euro”.
Per quanto riguarda gli oltre 31 milioni di euro destinati dal Cura Italia a riconoscere il lavoro straordinario e le indennità? “Trenta milioni saranno distribuiti da Regione alle aziende in base a un calcolo matematico che incrocia il numero di pazienti Covid gestiti dall’ente e l’incidenza dei pazienti sul numero totale dei dipendenti. Il restante milione e mezzo resterà a disposizione delle aziende che procederanno a verifiche di congruità ulteriori per la sua distribuzione – risponde il segretario -. Le risorse sono finalizzate, coerentemente all’articolo 1 del Dl 18, al riconoscimento del maggior impegno mostrato dal personale dipendente per contrastare il virus, riconoscimento che coinvolge anche i servizi di coordinamento diretti dall’Agenzia regionale di emergenza urgenza. Come prevede il contratto nazionale, si riconosce l’indennità di malattia infettiva per tutte le unità operative che hanno gestito attività indirizzate ai pazienti Covid e anche per il personale dedito ai servizi di emergenza urgenza extra-ospedalieri. L’indennità di terapia intensiva – aggiunge – è riconosciuta anche al personale che ha lavorato eccezionalmente in questi reparti. Vengono riconosciute sia le ore straordinarie che le ore supplementari svolte da lavoratrici e lavoratori a part time. Ai lavoratori turnisti viene salvaguardata l’indennità di turno anche laddove non fossero riusciti a svolgere il numero di turni stabiliti dalla contrattazione collettiva. Inoltre è demandata al confronto aziendale l’eventuale definizione di ulteriori criteri applicativi (ovviamente, non in contrasto con questo accordo) e a livello aziendale si verificherà la sussistenza delle condizioni che consentano la cumulabilità tra le indennità di terapia intensiva e di malattie infettive. Sui tempi di vestizione ho già detto”.
Terzo punto, le risorse della Legge regionale 9. “Lo stanziamento per il comparto è di circa 60 milioni. Qui il premio è parametrato in base a 4 macro aree di intensità di coinvolgimento nella gestione dell’emergenza: alto, medio, basso, più il personale in smart working. Tutto il personale beneficerà di questo incentivo, a seconda del grado di impegno cui è stata chiamata ogni unità operativa. Quindi non sono quote assegnate sulla base dell’impegno individuale, quanto sul ruolo svolto dalle diverse unità operative nella gestione dell’epidemia.
Altro da aggiungere? “Ora di dovrà discutere delle ulteriori quote previste dal Decreto Rilancio. In merito c’è già un impegno nero su bianco in questo accordo” chiude Creston. (ta)