Gli utili della sanità privata grazie alle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori. Il segretario generale Fp Cgil Bergamo, Roberto Rossi, spiega perché il 18 giugno si farà sciopero
28 mag. – “Non è ammissibile rimandare ancora una volta la firma, facendo riferimento tra l’altro alla delicatezza del periodo dell’emergenza Covid-19. I lavoratori non si sono sottratti alle loro mansioni, malgrado i rischi corsi. Ora, le controparti non si sottraggano alla firma”. Roberto Rossi non ci sta al continuo tergiversare di Aris e Aiop a rinnovare il contratto della sanità privata. Con la categoria che guida, la Fp Cgil Bergamo, ha elaborato un report con dati sui bilanci di diverse aziende sanitarie del privato accreditato del suo territorio verificandone le rendite considerevoli. “Nella nostra provincia le operatrici e gli operatori complessivi del settore sono circa 2920. Tra le aziende, ci sono i Policlinici di Ponte San Pietro e di Zingonia del gruppo San Donato, le Cliniche Gavazzeni e Castelli, Habilita, gli istituti Quarenghi e Palazzolo, Nephrocare, Ferb. Vuoi che ti faccia qualche esempio sui loro profitti?” chiede Rossi.
Sì. “Prendendo a riferimento i bilanci del 2017, l’utile del gruppo San Donato, con circa 1166 dipendenti (25,26% l’incidenza del costo del personale sulla produzione), è stato di oltre 17 milioni, quello delle cliniche Gavazzeni, con 623 dipendenti (22,76% costo personale su produzione), si è avvicinato ai 15 milioni. Per stare su quelli più grossi. Sai, invece, che ritorno hanno avuto gli ospedali pubblici, sempre nel 2017? Il Papa Giovanni XXIII, con circa 4157 dipendenti (35,94% costo personale su produzione) ha un utile pari a zero, come le Asst Bergamo Est di Seriate (2307 dipendenti, 58,51% costo personale su produzione) e Bergamo Ovest di Treviglio (1785 dipendenti, 51,23% costo personale su produzione)”.
Cosa vuoi evidenziare con questi dati? “Il privato fa profitti sulle spalle di lavoratrici e lavoratori e nelle loro tasche. Sulle spalle perché rinnovo del contratto significa anche riassetto delle condizioni e della qualità del lavoro e dei diritti. Nelle tasche, perché il costo della vita non aspetta rinnovi contrattuali” ironizza duramente il sindacalista.
Per Rossi è “francamente inaccettabile la pretesa di Aris e Aiop di vincolare l’attuazione del nuovo contratto a una previa intesa con le Regioni in tema di remunerazione delle prestazioni per via della pandemia. Visto quello che, appunto, le aziende sanitarie private generalmente incassano. Semmai va riconosciuto il prezzo salato pagato, questo sì, anche dalle lavoratrici e dai lavoratori di queste strutture, insieme a quelli delle Rsa, l’altro settore che va allo sciopero il 18 giugno, a causa di un blocco contrattuale di 8 anni. Con le controparti – continua il segretario -, l’intesa per allineare le retribuzioni della sanità privata a quelle della sanità pubblica era già stata raggiunta ma all’ultimo incontro, lo scorso 19 febbraio, c’è stato un cambio di passo quando oramai gran parte dell’accordo era stato definito”.
Quindi il 18 giugno si va allo sciopero? “Auspichiamo che prevalga finalmente e il prima possibile il senso di responsabilità e il rispetto verso le lavoratrici e i lavoratori. Noi comunque andremo fino in fondo”. (ta)