28 Mar 2024
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Lavoro: Cgil, dati su dimissioni volontarie donne allarmanti, Governo ci convochi

Scacchetti e Camusso: “occupazione femminile sia al centro dell’agenda per la ripartenza”

Roma, 24 giugno – “L’ennesima allarmante conferma della difficoltà di essere madri e lavoratrici e di quanto siano necessarie forme positive di flessibilità del lavoro. Chiediamo un incontro al Governo: l’occupazione femminile deve essere al centro dell’agenda per la ripartenza del Paese”. Così la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti e la responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale Susanna Camusso a commento dei dati resi noti dall’Ispettorato del lavoro sulle dimissioni volontarie del 2019.

“Oltre alla difficoltà di bilanciare occupazione e maternità, non solo in termini di giornate di congedo, emerge poi in modo evidente il cronico disinvestimento nella scuola per l’infanzia (0-6)”, aggiungono le dirigenti sindacali. “Un servizio non sufficiente, con costi spesso troppo alti, e addirittura assente in alcune parti del Paese. La politica dei bonus non riduce questo divario: occorrono forti investimenti strutturali”.

Per Scacchetti e Camusso “sarebbe però importante conoscere e utilizzare pienamente le informazioni che possono emergere da un’analisi compiuta dei dati sulle dimissioni volontarie, e per questo – ribadiscono – sollecitiamo un confronto urgente con Ministero del Lavoro, Ministero delle Pari opportunità e Inl”.

“Non nascondiamo infatti la nostra preoccupazione che tra gli effetti della crisi Covid 19 vi sia un pesante arretramento delle possibilità di ingresso e permanenza delle donne nel mercato del lavoro. Proprio perché qualche effetto è già visibile – sottolineano – riteniamo indispensabile che il lavoro femminile sia assunto come prioritario per la definizione dell’agenda per la ripartenza”.

“Se così non fosse – concludono la segretaria confederale e la responsabile Politiche di genere della Cgil – a rimetterci non sarebbero soltanto le donne, ma l’intero Paese, che già deve recuperare un divario negativo rispetto agli altri stati europei”.

fonte: http://www.cgil.it