La Fp Cgil Medici proporrà che i medici di medicina generale entrino organicamente nel Servizio Sanitario Nazionale, al pari dei colleghi dirigenti ospedalieri. Per Barbieri, responsabile Mmg Fp Cgil Lombardia, va sciolto il nodo di una libera professione esercitata solo sulla carta.
8 lug. – I medici di medicina generale, più noti come medici di famiglia o di base, sono liberi professionisti in rapporto di Convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale. “Ma il contratto è di libera professione solo nella forma. Un libero professionista gestisce il suo tempo di lavoro, non ha un rapporto di lavoro esclusivo né tetti di reddito, può fare le ferie quando vuole. Noi no – afferma Giorgio Barbieri, responsabile medici di medicina generale della Fp Cgil Lombardia -. Noi abbiamo l’obbligo di aprire i nostri ambulatori 12 mesi all’anno e con orari prestabiliti; abbiamo un tetto retributivo massimo e limiti persino se scegliamo di prendere dei giorni di riposo con oneri a nostro carico (non abbiamo ferie). Garantiamo un servizio pubblico essenziale, la cui erogazione ai cittadini è giusto sia normata ma, per rispetto, evitiamo l’ipocrisia di chiamarla libera professione”.
Per Barbieri questo velo di maya va strappato. “Lo suggerisco a tutte le colleghe e i colleghi che ancora credono sia più vantaggioso il regime di convenzione, e lo faccio partendo dal Covid-19: il virus ha infierito su di noi, tanti si sono ammalati, troppi sono morti. Per il nostro rapporto di prossimità con le cittadine e i cittadini avremmo dovuto essere protetti da adeguati dispositivi, ma in quanto liberi professionisti non ci erano dovuti. Né ci è dovuto l’indennizzo per infortunio sul lavoro da Covid, visto che non versiamo contributi all’Inail per la copertura assicurativa ma ci tuteliamo con polizze private, peraltro facoltative. Negli ospedali i medici, dipendenti del Ssn, hanno trattamenti e tutele diverse. Forse è ora di farsi sentire e prendere una decisione”.
Quindi? “Per noi Fp Cgil, è il rapporto di lavoro dei medici di medicina generale che va cambiato: siamo di fatto lavoratrici e lavoratori parasubordinati. Per questo presenteremo la proposta di un contratto unico nell’alveo del Ssn. Il nostro è già un rapporto di esclusiva. È tempo di far combaciare forma e sostanza, è anche tempo di rivendicare quelle tutele alle quali non abbiamo mai avuto diritto: infortunio, malattia, maternità, Tfr, pensione, per citarne alcune”. (ta)