14 Oct 2024
HomeMantovaRinnovi / I contratti delle Rsa sono bloccati da 8 anni

Rinnovi / I contratti delle Rsa sono bloccati da 8 anni

Vedi a Casa del Sole, onlus del mantovano, dove lavora Andrea Cantarelli, educatore e neo delegato Fp Cgil, che chiede un ‘contratto unico per le realtà del settore e parificato a quello della sanità privata”

14 lug. – Andrea Cantarelli, 41 anni, educatore, è da poco delegato Fp Cgil alla Casa del Sole, associazione onlus del mantovano che eroga servizi socio sanitari alle persone con disabilità. “Casa del Sole gestisce strutture per l’età evolutiva e adulta: dagli istituti di riabilitazione per i minori (3-18 anni) ai centri diurni per disabili adulti. Io lavoro all’Idr di San Silvestro – Curtatone, sono responsabile di una classe di quattro ragazzini con un ritardo cognitivo. Dal 2008 al 2013 ho lavorato al centro diurno Casa del Sole di Mantova”.

A Cantarelli e ai suoi circa 150 colleghi e colleghe viene applicato il contratto nazionale delle Rsa aderenti ad Aris, che non è rinnovato da 8 anni. Per questo i sindacati lo scorso giugno avevano proclamato lo sciopero generale, insieme a quello delle lavoratrici e lavoratori delle Rsa aderenti ad Aiop e a quello della sanità privata. Le trattative per la sanità privata si sono risolte in un rinnovo atteso da 14 anni e così lo sciopero è stato revocato. Ora le stesse controparti, Aris e Aiop, sono chiamate proprio in questi giorni al tavolo per trovare la quadra per il personale delle Rsa.

Otto anni fa la Fp Cgil non ha firmato nessuno dei due contratti del terzo settore, né Aris Rsa né Aiop Rsa. Cosa ti aspetti dal tuo nuovo contratto? “Casa del Sole è una realtà complessa, unisce la riabilitazione terapeutica con quella pedagogica, è una realtà ibrida, a metà tra la scuola e l’istituto di riabilitazione. Questo per dirti che ci lavora un’équipe multidisciplinare, ci sono diverse figure professionali: dagli educatori ai logopedisti, dai fisioterapisti agli assistenti sociali. In particolare per certe categorie, l’aumento dell’orario di lavoro dalle 36 alle 38 ore settimanali ha rappresentato un aggravio critico e si è creato un gap importante tra le diverse mansioni. Un gap che va sanato tornando alle 36 ore, da strutturare tenendo contro che i nostri servizi si rivolgono a 80 comuni e attualmente coinvolgono circa 200 pazienti” risponde il delegato.

Altre capitoli rilevanti per Cantarelli sono la formazione e gli ordini. “La formazione è una questione centrale, per noi va fatta a vita, per cui bisogna che le aziende abbiano un fondo ad hoc e ci investano, visto che finora i crediti obbligatori da acquisire sono stati a carico nostro. Per quanto riguarda gli ordini, è tempo che lavoratrici e lavoratori abbiano un aiuto concreto da parte aziendale”.

C’è poi il nodo dei permessi retribuiti. “Non li abbiamo per visite mediche e servizi diagnostici. Per cui ci sono colleghe e colleghi con debiti orari importanti”.

Con il Covid-19 le attività sono state chiuse dal 24 febbraio, “e a maggior ragione visto che operiamo con persone fragili. I servizi sono stati riorganizzati da remoto, in modo da restare in contatto con ragazze e ragazzi. Con tutte le cautele del caso, abbiamo fatto anche qualche visita domiciliare. Una parte di personale, specie le ausiliarie, le cuoche delle cucine interne, sono state messe in Fis (fondo di integrazione salariale – ndr). Abbiamo riaperto da tre settimane, a scaglioni, a settimane alterne, per tutelare il più possibile gli utenti”.

Cantarelli apprezza molto il “buon lavoro fatto negli ultimi anni dal sindacato sul territorio, con assemblee, incontri e mobilitazioni. Ora auspico che questo rinnovo si raggiunga presto e con gli elementi migliorativi necessari. Come auspico che si lavori in prospettiva per riunire tutte le nostre realtà sotto un unico contratto, parificato a quello della sanità privata. Prestiamo servizi essenziali di cura e assistenza alla persona. Sarebbe giusto e opportuno”. (ta)