La Fp Cgil Mantova denuncia la situazione delle Rsa e chiede a Regione Lombardia di fare la sua parte
16 ott. – “Regione Lombardia continua a tenersi in cassa 60 milioni di euro di contributi non versati dallo scorso febbraio alle Rsa, rimaste tragicamente senza ospiti”. La denuncia arriva dalla Fp Cgil Mantova, con la segretaria Magda Tomasini. “Abbiamo rilevato che, a causa del lockdown, con il blocco degli ingressi di nuovi anziani le 55 strutture per anziani mantovane sono sotto di almeno 180 milioni di euro, e attualmente con 972 posti vuoti su 4080 totali – evidenzia la sindacalista –. In questa situazione, Regione non ha ancora definito il budget per dare supporto”.
La prima ondata del Covid-19 ha causato, nelle residenze sanitarie assistenziali, oltre 1200 persone contagiate, tra anziani e personale, e mentre dalle Rsa si segnalano nuovi casi positivi, non ci si possono più permettere le impreparazioni iniziali.
“Rsa e case di riposo sono in ginocchio, i nuovi anziani arrivano con il contagocce per via delle restrizioni previste questa estate con la delibera regionale. Una grossa criticità investe le lavoratrici e i lavoratori, circa 2900 in tutto, che scontano gli effetti dei minori incassi sia per la riduzione delle rette sia per l’aumento dei costi per i dispositivi di protezione individuale e quanto serve per applicare i protocolli sicurezza anti Covid – spiega Tomasini -. In più è peggiorato un fenomeno già precedente alla pandemia ma che ora rischia di diventare drammatico: la fuga degli infermieri verso il settore pubblico, che ha condizioni contrattuali migliori, sul piano economico e normativo”.
Che fare? “Bisogna investire sul personale, sulla formazione, sulla salute e sicurezza sul lavoro. Bisogna investire sulla qualità. Regione Lombardia deve dare risposte e riconoscimento economico alle Rsa e alle strutture socio sanitarie del territorio, senza più distinzioni tra operatori di serie A e di serie B – insiste Tomasini -. E ben venga l’assistenza domiciliare integrata, ma tenendo conto che oggi i nuclei familiari sono sempre più ristretti (2-3 persone) e le difficoltà a prendersi cura a domicilio di anziani pluripatologici vanno tutte considerate”. (ta)