La denuncia della Fp Cgil con la segretaria generale Gianna Moretto: “non si possono spremere i limoni 2 volte pensando di trarne lo stesso succo”
2 nov. – “Nella prima fase si moriva a casa soffocati. Adesso siamo diventati bravi a organizzare gli spazi dell’ospedale, Angera, Tradate Cuasso tutto è pronto, ma il personale dove lo prendiamo? Adesso che Varese, nostro malgrado, si contende i primi posti della classifica dei contagi nella tragedia che stiamo vivendo, come ci stiamo attrezzando per prenderci cura delle persone? I lavoratori ci inviano continui messaggi di sconforto, paura e rabbia, vedono cosa sta arrivando e sanno che tocca a loro arginare l’onda, ma sono consapevoli che non saranno sufficienti le loro forze. Ci chiedono aiuto perché i loro problemi vengano ascoltati, sono professionisti non burattini e statuette da spostare”. Gianna Moretto, segretaria generale Fp Cgil Varese, ha inviato una lettera ai giornali denunciando le carenze di personale negli ospedali e facendo un appello ai cittadini perché capiscano “quando i lavoratori manifestano”.
Come ricorda la sindacalista, gli organici non mancano perché c’è la pandemia ma perché “abbiamo spostato il personale nella cura della pandemia e non stiamo curando tutte le altre patologie se non le emergenze. Che costo sociale umano ed economico ha questa situazione?”.
Che costo ha e avrà? In provincia di Varese, una persona su quattro che si sottopone al tampone risulta positiva al Covid e dopo il picco del 28 ottobre (+ 1902) il trend dei contagiati è pressoché costante.
“Cosa dobbiamo aspettare…che quelli che si salveranno ci raccontino la loro esperienza agghiacciante di essere in una CPAP (dispositivo per la ventilazione respiratoria – ndr) e non riuscire a respirare e non poter contare sul personale perché non è sufficiente? O che il personale ci racconti la tremenda esperienza di sentire pazienti che gridano ‘non respiro’ e non poter dare loro soccorso?” chiede con grande preoccupazione Moretto. Timori aggravati anche per il travaso di operatrici e operatori specializzati per la gestione dell’hub ospedaliero di Milano Fiera.
Così un altro punto di riflessione della segretaria generale va al ruolo del dirigente sanitario che dovrebbe “ascoltare i propri medici che chiedono aiuto a risolvere i problemi in carenza di personale e non a dar visibilità sui media di un gruppo lavoratori che vengono sottratti dal loro posto di lavoro, posto che dovrà essere occupato da altri. Capisco il dovere, non capisco l’entusiasmo positivo che porta questa vicenda – afferma -. Il dirigente sanitario pensavo fosse una figura centrale, di direzione e di guida in un ospedale. Personalmente lo vedo solo sui giornali, perché non partecipa al tavolo sindacale, spazio nel quale apprenderebbe dai suoi stessi collaboratori com’è la situazione e magari si farebbe un’idea più complessa della realtà che dovrebbe gestire”.
Intanto il virus prosegue la sua corsa e le lavoratrici e i lavoratori della sanità hanno “ferie di anni accumulate e migliaia di ore di straordinario e ore di recupero da smaltire”. Non è solo “cattiva organizzazione”. Siamo in Lombardia, quella che ha smantellato il sistema sanitario regionale pubblico per darlo ai privati, “motivo per cui la nostra regione è la più esposta alla pandemia”. (ta)