24 Apr 2024
HomePaviaServizi educativi Comune di Pavia / Uno sciopero con le famiglie

Servizi educativi Comune di Pavia / Uno sciopero con le famiglie

Fimiani (Fp Cgil): “una buona partecipazione, la lotta continua e va fatta a tutela del servizio pubblico. Dobbiamo provarci, vogliamo esserci”

24 feb. – Chiuse 13 strutture su 15. Anzi, come riferisce Americo Fimiani, segretario generale Fp Cgil Pavia, “13 e mezzo. Perché una ha chiuso per metà”. Oggi è la giornata dello sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori del settore educativo del Comune di Pavia, indetto dai sindacati unitariamente di fronte alla scelta unilaterale dell’amministrazione di esternalizzare il nido Collodi e la materna Muzio.

In piazza Vittoria questa mattina si è anche tenuto un presidio, cui hanno partecipato, insieme alle educatrici, anche bambine e bambini con i loro genitori. “Questo scendere in piazza dell’utenza accanto alle rappresentanze sindacali e alle lavoratrici e lavoratori non è frequente e dice molto di come la questione sia sentita. Le famiglie stanno iscrivendo i loro figli in strutture di cui non sanno nulla, né progettualità né rette. Non sanno a quali educatori i loro bambini saranno affidati”.

Fimiani ricorda il percorso che ha portato oggi alla protesta: “Abbiamo saputo della delibera di Giunta dagli organi di stampa. Le organizzazioni sindacali non sono state coinvolte in questa scelta tutta politica”.

Perché la definisci scelta politica? “La Giunta imputa le esternalizzazioni a una necessaria riduzione dei costi ma dalla relazione tecnica questo risparmio non si evince in termini significativi. Semplicemente, hanno deciso di ridurre il perimetro pubblico dei servizi educativi e dirottare risorse economiche altrove”.

Il personale educativo? “Le educatrici e gli educatori del nido Collodi e della materna Muzio passeranno ad altri servizi educativi comunali. Il punto è che in quel plesso scolastico, per la stessa attività svolta nelle altre strutture pubbliche, ci saranno lavoratrici e lavoratori con un contratto diverso, cioè quello delle cooperative sociali invece che quello delle funzioni locali. Tradotto: diritti e trattamenti diversi. Una disparità che significa iniquità. Un altro punto non meno importante è la continuità pedagogica per le bambine e i bambini, che vengono privati da un anno all’altro di figure di riferimento, importanti nel loro percorso di crescita”.

E ora? “La mobilitazione continua con altre forme e strumenti, cercando sempre di coinvolgere più soggetti possibile, a partire dalle famiglie, in questa lotta a tutela dei servizi educativi pubblici 0-6 anni che va comunque fatta. Dobbiamo provarci, vogliamo esserci. La nostra provincia conta 185 comuni. La preoccupazione che l’amministrazione capoluogo possa rappresentare un precedente c’è tutta. Temiamo un possibile effetto contagio e ci basta e avanza quello della pandemia”.