Moretto (Fp Cgil Varese): “Una buona e importante notizia ma Rsa, strutture per disabili e persino strutture ospedaliere private si stanno svuotando di professionisti a una velocità emergenziale”
12 mar. – La notizia ha il suo perché, e un rovescio della medaglia. L’Azienda socio sanitaria territoriale Sette Laghi ha indetto un concorso per infermieri con prima prova che si è svolta lo scorso 25 febbraio. Dopo la seconda prova, in graduatoria ci sono più di 300 persone e, a oggi, ne sono state contattate oltre 250. “La Asst è in sofferenza d’organico da anni ed è finalmente una buona notizia e di grande importanza quella della riapertura dei concorsi pubblici, da noi richiesta più volte e in molteplici occasioni (anche ricorrendo a presidi e mobilitazioni), non fosse che in tutti questi anni i re della politica oltre che nudi sono stati miopi: il numero chiuso delle lauree infermieristiche, il mancato riconoscimento di una figura professionale data troppe volte per scontata hanno portato all’unico risultato di dover tirare una coperta fin troppo corta” afferma Gianna Moretto, segretaria generale Fp Cgil Varese.
Che il re possa essere nudo è noto ma che possa anche essere miope è tanto? “Questa pandemia, di cui abbiamo appena festeggiato il primo compleanno, ha scoperto i punti deboli della nostra sanità pubblica, dopo 10 anni di depauperamento continuo e, in Lombardia, dopo oltre 20 anni di spinte costanti alla privatizzazione della sanità: inadeguatezza degli organici e delle strutture, mancanza di un piano pandemico, la retorica degli eroi della salute di cui, però, non si contano i contagi, i turni da 12 ore bardati dalla testa ai piedi senza la possibilità di bere un sorso d’acqua o di andare in bagno. Segnali inequivocabili di una resa che arriva da lontano. Per cui te lo confermo: il re era miope e oggi si scopre nudo” risponde la sindacalista.
Torniamo al concorso della Asst, cosa ti preoccupa? “Da dove arrivano tutti questi infermieri? Dalle altre strutture del territorio! Rsa, strutture per disabili e persino strutture ospedaliere private si stanno svuotando di professionisti a una velocità emergenziale, tanto da dover procedere a scelte a dir poco drastiche: chiusura di interi reparti, blocco degli ingressi nelle Rsa e nelle strutture per disabili. Quello che sta succedendo è devastante – sottolinea Moretto – ed è molto probabile che si inneschi un’ulteriore crisi sociale: meno letti significa meno ricoveri e meno prestazioni, con prevedibili disservizi a carico dei cittadini. Inoltre questo calo di prestazioni e ricoveri rischia di aprire una serie di esuberi a carico delle altre figure professionali, assistenziali e riabilitative. Insomma, è un pericoloso ‘gioco delle tre carte’ sulla pelle del tessuto sociale dei territori, che rischia di far sommare crisi a crisi”.
Che fare? “Prima che la situazione degeneri ulteriormente, è necessaria una risposta comune della politica per non lasciare da sole queste strutture che, seppur private, rivestono un ruolo fondamentale nel rispondere ai bisogni di molte famiglie. La Lombardia, da anni a forte vocazione privatistica, paga più di altre regioni le conseguenze di un arretramento del pubblico – aggiunge Moretto -. Per anni abbiamo ribadito ai tavoli quanto fosse importante riaprire, in sanità pubblica, una stagione di assunzioni razionale, preventiva, progettuale e dinamica rispetto alla realtà lombarda, anche nell’auspicio che la revisione della Legge Regionale 23 (prevista per quest’anno) possa valorizzare la risposta pubblica come risorsa prima, imprescindibile, e garante del diritto costituzionale alla salute, visto che siamo consapevoli del meccanismo e dei rischi della ‘coperta corta’”.