25 Apr 2024
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Dipendenze patologiche / Il punto in Lombardia

Ieri riunione della Fp Cgil Lombardia con il segretario regionale Gilberto Creston e Simona Ricci della Fp Cgil nazionale

17 mar. – “Obiettivo della riunione era fare il punto sui servizi sanitari e socio sanitari dedicati alle dipendenze, sia per la parte gestita dal pubblico che per quella del privato sociale”. Gilberto Creston, segretario Fp Cgil Lombardia, ieri ha organizzato una riunione in video conferenza sulla legge regionale 23 del 14 dicembre 2020 “Nuovo sistema di intervento sulle dipendenze patologiche”.

Una legge che, spiega il sindacalista, “ha ridisegnato il sistema di interventi pubblici e privati in questo settore (che va dalla dipendenza da droghe e alcol fino a quella dai giochi d’azzardo) e va valutata nella sua applicazione, oltre che inquadrata nel contesto più generale dei servizi sanitari territoriali. Se tutti i servizi territoriali negli anni sono stati depauperati di risorse umane, economiche, strumentali, quelli per le dipendenze soffrono anche della scarsa attenzione loro dedicata, facendosi carico di situazioni di emarginazione, di persone fragili quali tossicodipendenti o alcolisti” afferma Creston. 

Indicativa la testimonianza di un’operatrice quando riferisce che i ragazzini ‘dipendenti’ si rivolgono direttamente al pronto soccorso. “Negli anni la percezione del servizio pubblico è un po’ cambiata – dice  –, bisogna indagare sul rapporto di fiducia o sfiducia con i pazienti per poterli aiutare prima che arrivino all’acuzie”. L’invito della lavoratrice è a “ripensare i servizi territoriali” e, in questa situazione di crisi pandemica, a “risollevarsi, ridefinirsi e ridefinire la società”.

Preoccupazioni rispetto a “cosa ci aspetta dopo la pandemia”, agli strascichi che lascerà anche nell’ambito delle dipendenze, le esprime Simona Ricci della Fp Cgil nazionale, che alla riunione ha evidenziato alcune criticità del sistema lombardo. Se la precarietà (oltre alla carenza degli organici) non è prerogativa solo padana, visto che “la spoliazione dei servizi è avvenuta in tutta Italia”, sono le percentuali a fare la differenza. Su poco più di 1029 operatori professionisti, il 13,6% in Lombardia è precario, contro, ad esempio, l’1,5% dell’Emilia Romagna e il 3,3% della Toscana. Un tasso che è il doppio della media nazionale e che riguarda personale “neanche tutto a tempo pieno, lo sono poco più di 700 operatrici e operatori”.

Per Ricci quello lombardo è “un sistema sanitario che ha rinunciato a stare in alcuni settori e così ha rinunciato a un dialogo di tipo professionale e progettuale”. Da qui anche la “pressoché completa privatizzazione dei servizi, eccetto i Serd”. Tema che si lega agli accreditamenti, alla definizione di un sistema tariffario e agli standard quali-quantitativi da garantire attraverso i servizi territoriali. Sapendo che “non c’è un sistema nazionale che permette di misurarne la qualità” e che, a livello regionale, ci sono “criticità dal punto di vista della governance”.

La Lombardia è già passata da diverse riforme del sistema sanitario e socio sanitario e si appresta a una verifica dell’ultima, datata 2015. “Sarebbero necessarie profonde modifiche, così come proposta anche dal documento di Agenas. Purtroppo non ci saranno grandi cambiamenti, però sarebbe importante migliorare la capacità di intervento e di organizzazione” afferma Creston, guardando al ruolo delle Ats e delle Asst. I Serd, ultimi presidi territoriali pubblici delle dipendenze, fanno capo a queste ultime. Poi ci sono tutti quei servizi in capo al privato sociale ma anche al volontariato. Per il sindacalista, da un lato bisogna portare avanti la richiesta di più assunzioni e di stabilizzazioni nel settore pubblico per potenziare e rilanciare i servizi, dall’altro bisogna “aprire il confronto anche con il terzo settore, l’Anci e i comuni che vanno coinvolti sul tema delle dipendente e anche sul tema più complessivo della salute mentale”. Il gruppo lombardo della Fp Cgil parte ora da qui. (ta)