Fp Cgil: pericoloso restringere il perimetro pubblico nei servizi all’infanzia e si rischia l’effetto domino
Milano, 31 maggio 2021 – Attualmente in Lombardia contiamo ben 5 tentativi di esternalizzazione di servizi educativi 0-6 anni. Si tratta dei Comuni di Como e Sondrio, dove sono coinvolti asili nido, Chiavenna (So) e Magnago (Mi), dove dono coinvolte scuola dell’infanzia, e Pavia che vede coinvolti sia un asilo che una scuola dell’infanzia.
Ci opponiamo nettamente a queste scelte, portate avanti dalle amministrazioni comunali (4 di centrodestra e una di centrosinistra), ritenendole molto gravi e profondamente sbagliate.
Restringere il perimetro pubblico nel campo dei servizi all’infanzia è molto pericoloso. E siamo preoccupati per un possibile effetto domino. La scelta di esternalizzare risponde solo alla logica della riduzione del costo ma come può la politica non considerare il futuro delle bambine e dei bambini una priorità? Come possono sindaci e giunte rinunciare alla gestione diretta proprio nel momento in cui le assunzioni sono assolutamente possibili (anche scorrendo le graduatorie in essere e con assunzioni a tempo determinato) e mentre il Pnrr stanzia ben 4,6 miliardi per gli asili nido e le scuole d’infanzia? Non dovevamo ripartire dai più piccoli?
“Ricordiamo che rinunciare alla gestione diretta e scegliere la via dell’appalto significa togliere continuità pedagogica e quindi mettere in difficoltà le bambine e i bambini e quel rapporto di fiducia che, una volta interrotto, va ricostruito ogni volta daccapo. Esternalizzare significa levare al personale educativo tutele contrattuali, salario (per educatrici e insegnanti ben 230 euro in media in meno al mese) e ore da dedicare alla formazione e alla programmazione didattica e proprio questo tempo formativo traccia la differenza tra assistenza e diritto all’istruzione – dichiara Lucilla Pirovano, coordinatrice Fp Cgil Lombardia -. In tutti e 5 questi territori stiamo lottando, con le Camere del lavoro e con le famiglie, per difendere insieme i diritti dell’utenza e delle lavoratrici e lavoratori, e per affermare che non si deve risparmiare sulla loro pelle”.