29 Mar 2024
HomeBergamoI numeri “impietosi” delle carenze di personale nella sanità pubblica bergamasca

I numeri “impietosi” delle carenze di personale nella sanità pubblica bergamasca

La denuncia della Fp Cgil orobica, con il segretario Roberto Rossi: “Bisogna occuparsi di tutti i pazienti, non solo di quelli Covid. La sanità pubblica va rilanciata, da quella ospedaliera a quella territoriale, medici di base inclusi. Per la salute pubblica bisogna fare di più, molto di più”

9 lug. 2021 – Nella sanità pubblica bergamasca mancano ben 365 lavoratrici e lavoratori tra infermieri, tecnici e amministrativo, mentre sono ben 114 tra le fila della dirigenza medica, sanitaria, professionale, tecnica e amministrativa.

Sono numeri “impietosi” quelli denunciati dalla Fp Cgil Bergamo con il segretario generale Roberto Rossi, attraverso un prospetto elaborato in base alle delibere aziendali sulle dotazioni organiche del 2020 e del 2021 nelle Aziende socio sanitarie territoriali e nelle Agenzia di tutela della salute.

“Nel nostro territorio ci sono tre Asst (Bergamo Est, Bergamo Ovest, Papa Giovanni) e una Ats. Raffrontando il 2021 con il 2020, le stime che abbiamo ricavato sulle carenze di personale sono pesanti: complessivamente mancano 293 infermieri, 87 medici, 55 operatori socio sanitari, per citare alcuni dati. Degno di nota anche il segno negativo sul personale amministrativo: eccetto che all’Asst Bergamo Ovest, complessivamente il fabbisogno è di 21 lavoratrici e lavoratori – rileva Rossi -. Il quadro è allarmante considerando anche che questi numeri non tengono conto delle operatrici e operatori necessari alla campagna vaccinale contro il Covid ma anche della richiesta di Regione Lombardia di incrementare, per il 2021, le prestazioni “non covid”, nonché delle difficoltà a reperire certe professionalità, a partire da quelle infermieristiche, in particolare nel socio sanitario assistenziale. Inoltre bisogna sempre ricordarsi che stiamo parlando di persone che lavorano e che hanno diritto, oltre a essere valorizzate e riconosciute attraverso il rinnovo contrattuale, anche a riposi e recuperi: il loro arretrato di ferie e ore da smaltire, alimentato dall’emergenza sanitaria, è decisamente importante e senza rinforzi in organico la situazione difficilmente migliorerà”.

Punto centrale che il sindacalista vuole evidenziare è che le malattie vanno curate tutte, non ci sono solo i pazienti Covid. Oltre al ruolo che deve tornare ad avere la prevenzione. “Con le recenti delibere regionali la sanità pubblica lombarda ha il mandato preciso di ripartire e tornare ad occuparsi di tutte le patologie trascurate nell’ultimo anno e mezzo per poter gestire la pandemia. Questa defezione, per cui ad esempio sono diminuiti notevolmente gli screening di controllo, ha dirottato sulla sanità privata i cittadini che potevano permetterselo, mentre la fascia medio-bassa della popolazione si è messa nella lunga attesa del sistema pubblico o del privato accreditato. Per alcune persone questi ritardi sono stati pagati purtroppo a caro prezzo – sostiene Rossi –. E poi c’è lo stato di abbandono della medicina territoriale, con troppo pochi medici di base a fare fronte ai bisogni di salute della popolazione – aggiunge -. Occorre investire molto di più sul loro ruolo strategico, sbloccare l’imbuto formativo, ampliare il numero di persone da ammettere ai corsi di formazione specifica per diventare medici di medicina generale. La programmazione regionale, in merito, è stata piuttosto avara negli anni. Per la salute pubblica bisogna fare di più, molto di più”.