Il sindacato boccia il documento di Polis Lombardia e chiede un confronto urgente
Milano, 28 luglio 2021 – Come FP Cgil Medici Regionale chiediamo a Polis Lombardia di rivedere il documento approvato lo scorso 15 luglio sul tirocinio professionalizzante relativamente al corso triennale di formazione specifica in medicina generale.
Siamo consapevoli della necessità di adottare misure eccezionali per tamponare la gravissima carenza di medici di medicina generale (mmg), causata da annose scelte miopi, tra cui l’insufficiente numero di borse di studio programmate dal governo, ma è con responsabilità che osserviamo come il documento di Polis aggiunga altre criticità.
Cuore della formazione specifica di un medico di base è il tirocinio pratico di affiancamento. Fondamentale per capire concretamente il ruolo, la professione. Abolirlo ora con un periodo obbligatorio di gestione in proprio di un ambulatorio stravolge il senso stesso del corso. E lo stravolge, per di più, con affermazioni minatorie, quali il divieto di assumere altri incarichi professionali (legittimi e meno onerosi anche in termini temporali, come le sostituzioni brevi di medici di medicina generale o in continuità assistenziale), e fino a mettere addirittura in questione la stessa partecipazione al corso!
Chi si è iscritto al corso di formazione vuole imparare a fare il medico di medicina generale praticando nell’ambulatorio del mmg tutor e non essere costretto a lavorare da solo per 1-3 anni, peraltro sottopagato rispetto a un collega titolare.
Obbligare una/un corsista a convenzionarsi prima di aver concluso il triennio formativo non solo è in deroga all’Accordo collettivo nazionale (e cambia le regole di ingaggio con chi è già iscritto al corso, imponendo oneri e costi non preventivati) ma significa non tenere conto che, in particolare tra i neolaureati, non tutti sono oggettivamente in grado di assumersi una tale responsabilità. A differenza di quanto accade ai medici delle scuole di specializzazione, supportati in ogni referto dalla controfirma di un collega strutturato, su cui ricade l’intera responsabilità medico-legale, qui ai tirocinanti si accollano prematuri oneri prescrittivi.
Va poi verificata sul piano della legittimità l’ipotesi di alzare a 1000 persone il massimale di assistibili. Se mezza giornata in ambulatorio è il tempo minimo per assistere adeguatamente mille pazienti, nell’altra mezza si devono poter incastrare la frequenza obbligatoria al corso nei reparti ospedalieri, le visite domiciliari e ogni altra incombenza. Evidenti, a nostro avviso, in condizioni simili, i rischi medico-legali in cui le/i tirocinanti potrebbero incorrere. Per non dire dei possibili rischi per le cittadine e i cittadini pazienti.
Inoltre c’è un problema di prospettiva della medicina territoriale. Le carenze di medici di medicina generale in tante aree non potranno essere colmate che a tempo determinato da questi tirocini professionalizzanti, stanti due obblighi susseguenti: quello del corsista a gestire un ambulatorio nell’ambito di frequenza del corso e quello del medico di base ad esercitare dove ha la residenza.
Altre sono le strade da prendere. La Fp Cgil Medici chiede da decenni, ad esempio, di elevare al rango universitario con diploma di specializzazione il corso di formazione per mmg.
Nel frattempo, si stabilizzino finalmente le molte centinaia di medici che da sempre reggono, da precarie e precari, il settore della continuità assistenziale. Molti di loro le hanno dedicato l’intera vita lavorativa, acquisendo titoli in esperienza che potrebbero essere equiparati a quelli del corso di formazione. Queste professionalità sono una risorsa che è poco saggio ignorare, potendo indubbiamente portare una vitale carica di ossigeno alla asfittica condizione delle cure primarie, sopperendo in buona parte alle attuali carenze, in attesa che nuove leve crescano.