23 Nov 2024
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Il caso oss all’Ospedale Oglio Po / Fp Cgil Cremona: fermiamo le esternalizzazioni del servizio pubblico

Il segretario Luca Dall’Asta: vergognoso trattare operatrici e operatori socio sanitari come limoni spremuti da sostituire. Attenzione all’effetto domino di una politica sanitaria siffatta

29 lug. 2021 – “Da tre anni chiediamo alla Asst di Cremona un concorso per operatori socio sanitari, e da tempo abbiamo chiesto che le operatrici e gli operatori socio sanitari assunti a tempo determinato per dare supporto contro l’emergenza sanitaria da Covid vengano stabilizzati. Ma, a quanto pare, le intenzioni dell’azienda socio sanitaria territoriale sono altre e si chiamano esternalizzazioni. E partirebbero dall’ospedale Oglio Po”. Luca Dall’Asta, segretario della Fp Cgil territoriale, racconta di “relazioni sindacali di certo non idilliache con la Asst, che si interfaccia con i sindacati solo quando inderogabilmente necessario”, e della situazione “confusa e preoccupante” in cui si ritrova il piccolo presidio ospedaliero dove lavora.

“La Asst ci ha detto che, in base alle politiche di Regione Lombardia, c’è un budget da rispettare per il personale e questo budget preferisce non metterlo per gli oss. Una politica occupazionale, questa, che è in contrasto con la nostra idea di rilancio dei servizi assistenziali, in cui gli operatori socio sanitari rivestono un ruolo fondamentale, e all’interno di una più ampia visione di rinnovamento delle pubbliche amministrazioni. Così facendo, con l’appalto alle cooperative o alle agenzie di lavoro interinali, non solo si abbatte il costo del lavoro ma sarà più facile sostituire le lavoratrici e i lavoratori, a partire da quelli con limitazioni” spiega Dall’Asta.

All’Oglio Po ci sono circa 65 operatrici e operatori socio sanitari di cui 7 interinali, “frutto dalla situazione emergenziale”, e 3 a tempo determinato, cui se ne aggiungeranno altri 4 dal prossimo 9 agosto. Il sindacalista riferisce che “le limitazioni degli oss pesano per circa il 30%. Sono lavoratrici e lavoratori che, usurati dalla fatica, sono prevalentemente destinati ad attività di supporto. Fa rabbia che non vengano rispettati in quanto persone che lavorano, ma in alcuni casi ritenuti semplici limoni ormai spremuti. E la Asst, con pilatesca ipocrisia, lancia la patata bollente alle cooperative: è vergognoso!”.

La Fp Cgil invece cosa chiede? “Oltre a quanto detto, crediamo che alle lavoratrici e ai lavoratori vadano forniti ausili e presidi, ad esempio per evitare il logoramento fisico e le malattie professionali, nonché che debbano essere previsti formazione ed addestramento. Il tema della salute e sicurezza sul lavoro – continua – va poi considerato in ottica proattiva, in cui deve prevalere una logica “win-win”, cioè di collaborazione e soddisfazione di entrambe le parti. Gli oss con limitazioni, inoltre, andrebbero integrati, e non semplicemente affiancati, anche da altro personale, in modo da distribuire equamente i carichi di lavoro. A monte c’è, ribadisco, che queste persone hanno la loro dignità e non vanno considerate come ostacoli ma come risorse che possono, con una corretta organizzazione del lavoro, ancora mostrare il loro valore. Qui invece la direzione è un’altra, quella di affidare i servizi ai privati, con il tema annesso del sovvertimento dei diritti, a partire dal dumping contrattuale e dalla disparità salariale all’interno dello stesso posto di lavoro” evidenzia Dall’Asta.

La Asst ha risposto alla richiesta urgente di confronto sindacale? “Ancora no. Al momento non c’è per nulla chiarezza ma solo tanta paura da parte delle lavoratrici e dei lavoratori. L’esternalizzazione del servizio oss riguarderebbe, da quel poco che si apprende, le due sezioni laterali del reparto di medicina, ma solo per il turno diurno. Mentre il turno notturno e la sezione centrale di medicina resterebbero con personale dipendente (quello ‘in esubero’ verrebbe distribuito su altri reparti). Considerata l’intensa e trasversale attività quotidiana, che noi conosciamo bene, e la disposizione logistica del reparto, si corre il rischio concreto di un altro problema, quello della – vietata – commistione di manodopera.Lanciamo dunque l’allarme, anche per evitare un possibile effetto domino. Aggiungo, infine che, come Fp Cgil Cremona, insisteremo ancora per il rilancio dell’ospedale Oglio Po che va reso più attrattivo per il personale sanitario nel suo complesso, dai medici agli infermieri al personale di supporto e assistenziale. Un presidio pubblico efficiente e di qualità, con un’organizzazione del lavoro a misura delle persone, salari adeguati, è un investimento che dura nel tempo ed è un bene della comunità”.