Fp-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Fiadel: “I Servizi ambientali sono un settore chiave, su cui il Piano nazionale di ripresa e resilienza punta molto per lo sviluppo del sistema-Italia. È quindi assurdo e inaccettabile che mentre il Paese chiede al settore di guardare al futuro, le associazioni datoriali su diritti e tutele puntino al passato. Lo sciopero generale è quindi ad oggi inevitabile”
21 sett. 2021 – Fumata nera, ieri, all’incontro con le parti datoriali dei servizi ambientali. Le condizioni per andare al rinnovo dei contratti nazionali del settore pubblico e di quello privato, al palo da 27 mesi, non ci sono e così le trattative sono state interrotte e i sindacati hanno avviato la procedura di raffreddamento e conciliazione.
“Non possiamo accettare l’idea che fare impresa avvenga attraverso il taglio dei salari, la precarizzazione del rapporto di lavoro e la flessibilità totale della prestazione lavorativa. Per il Sindacato il settore deve crescere secondo un modello sostenibile non solo a livello economico ma anche sociale e ambientale, respingendo ogni tentativo di deregolamentazione totale nel nome del libero mercato e della concorrenza sfrenata. Il comparto dei servizi ambientali corre, suo malgrado, verso lo sciopero generale! Il tempo è scaduto” sostengono Fp Cgil-Fit Cisl-Uiltrasporti e Fiadel.
Ieri Massimo Cenciotti della Fp Cgil ha definito l’incontro “finanche imbarazzante”, di fronte al muro di gomma delle controparti e una “visione opposta” sui “temi strategici”. Dalle relazioni industriali all’organizzazione del lavoro, ritenuta “stressata e stressante, usurata e usurante”.
Cenciotti, tra le questioni, ha anche evidenziato il disagio profondo espresso dalle lavoratrici e lavoratori (come già emerso all’attivo nazionale unitario convocato d’urgenza giovedì 16 settembre) e una criticità che colpisce soprattutto il Centro Nord, con la “frammentazione della catena produttiva in appalti senza regole. Gli appalti stanno facendo lacrimare la qualità dei servizi offerti alle città” ha rimarcato, insieme ai rischi che corrono gli operatori e le operatrici dell’igiene ambientale, senza, ad esempio, la clausola sociale nei passaggi aziendali.
“Non siamo d’accordo sull’impostazione del settore. Prendetevi la responsabilità anche voi di questa rottura. Noi non siamo per essere la ruota di scorta di nessuno” ha incalzato.
“Utilitalia, Cisambiente/Confindustria, Assoambiente e le Centrali cooperative si sono rifugiate in un tatticismo di corto respiro” dichiarano i sindacati, che respingono stravolgimenti del sistema degli orari e precarizzazioni dei rapporti di lavoro, come una “parte economica esclusivamente legata agli indici inflattivi, anche di carattere restitutivo, e alle dinamiche del servizio. Per parte nostra non ci lasciamo distrarre da giochetti – aggiungono – e torniamo a chiedere: contratto unico e di filiera attraverso l’allargamento del campo di applicazione verso gli impianti di riciclo; rafforzamento delle relazioni industriali; evoluzione delle condizioni di lavoro per tutelare la salute degli operatori; sviluppo delle norme sul mercato di lavoro e della formazione continua; miglioramento in maniera armonica della classificazione del personale; perfezionamento degli articoli contrattuali relativi ai lavoratori degli impianti; esigibilità contrattuale della clausola sociale; accordo economico che non tenga conto solo delle percentuali inflattive e sviluppi maggiormente il welfare contrattuale e le indennità”.