23 Dec 2024
HomePubblicazioneEsecuzione penale / Le carenze da sanare e l’ottica di sistema da raggiungere

Esecuzione penale / Le carenze da sanare e l’ottica di sistema da raggiungere

Barbara Campagna (Fp Cgil Lombardia), dal coordinamento nazionale della categoria, chiede un salto di qualità, anche sindacale

22 sett. 2021 – “Credo che il malessere del settore giustizia in Italia abbia un denominatore comune, e gli interventi fatti in questo incontro lo definiscono esattamente. La carenza di organici, di risorse finanziarie, di mezzi, che da tempo la Fp Cgil denuncia, non è mai stata sanata, da qualunque esecutivo politico e in ogni tempo. E il problema maggiore più che nella forma sta nel contenuto, nella sostanza dei compiti che lavoratrici e lavoratori di questo settore devono svolgere. Compiti che vanno riconosciuti elevandoli al livello effettivamente svolto: non esecutivo ma funzionale e coordinato, non mansione ma organizzazione dei settori”. Barbara Campagna, coordinatrice Fp Cgil Lombardia, è intervenuta al coordinamento nazionale delle delegate e delegati dell’amministrazione penitenziaria, della giustizia minorile e di comunità convocato dal sindacato il 20 settembre.

Le criticità persistono, i disagi con loro? “Lavoratrici e lavoratori stentano purtroppo a viversi come sistema, e questo è un effetto indotto da un’amministrazione che della divisione e nella divisione trova spazi per adottare atteggiamenti dispotici ed autoreferenziali, prescindendo dai confronti con le parti sociali”.

Cosa proponi? “In un’ottica di sistema, in cui ogni professione è utile e complementare alle altre, la forza del gruppo crea spazi di dialogo sindacale che danno visibilità non solo al disagio ma anche alle proposte comuni che nel settore dell’esecuzione penale coinvolgono l’attività trattamentale e amministrativa insieme a quella della sicurezza – risponde Campagna -. Non si tratta di buoni propositi, ma di delicati equilibri che vanno gestiti, mentre un’amministrazione miope non vede le potenzialità di un lavoro che favorisca l’interprofessionalità e apra il mondo del penitenziario al territorio”.

Si può fare? “I tempi sono maturi per il salto di qualità che da tempo il nostro sindacato rivendica con le lavoratrici e i lavoratori. Dobbiamo riuscire anche a livello locale, posto di lavoro per posto di lavoro, ad adottare parole d’ordine comuni, che aggreghino: diritti, presenza, professione, giusta e tempestiva retribuzione, solo per citarne alcune.

Ora un’ultima domanda posso porla io?” – aggiunge la sindacalista –.

Prego. “A tutte le colleghe e colleghi che ritengono di vivere in solitudine monoprofessionale la lotta per le loro rivendicazioni, chiedo: siamo veramente sicuri che questo giovi a noi? A chi giova?”.

Vale sempre il detto: l’unione fa la forza.