Lettera aperta all’Assessora Regionale al Welfare Letizia Moratti
Gentile Assessora Letizia Moratti,
fu in questi giorni di fine ottobre che – 104 anni fa – il generale Luigi Cadorna fece fucilare i primi fanti, accusati di scarsa belligeranza, nel tentativo di nascondere le reali responsabilità della rotta di Caporetto. Un’apposita commissione individuò, invece, nell’inettitudine sua e dei suoi più alti collaboratori, le vere cause che portarono alla disfatta. Il generale Cadorna venne così destituito e sostituito con il generale Armando Diaz che, con quei medesimi fanti ma riorganizzando il sistema esercito, vinse la guerra.
Sono il coordinatore di Fp Cgil Mmg Lombardia e, come i miei colleghi, ho ascoltato le sue urticanti dichiarazioni sui medici di medicina generale che lavorerebbero poco. A differenza di molti miei colleghi, non mi presterò a difese corporative. Lei ha toccato temi di attualità scottanti, di un certo spessore, e anche qualche nervo scoperto. Parliamone.
C’è del vero nel sostenere che la sanità territoriale, in particolare quella lombarda, solo recentemente affidata a lei ma da trent’anni gestita dalla sua parte politica, sia in profonda difficoltà. La pandemia ha acceso un faro su oggettive gravi inefficienze ma il sistema era alla deriva da decenni. Non è neppure contestabile che anche nella nostra categoria, come in qualsiasi altra, a fianco di una grande maggioranza di eccellenti professionisti e professioniste che assistono con competenza e dedizione i loro pazienti dalla mattina alla sera di ogni giorno, resistano piccole sacche di indolenza, favorite da un rapporto di lavoro privatistico e da interessi corporativi che frammentano il sistema. Un servizio sanitario nazionale organizzato male e uno regionale gestito peggio, lo permettono. Mettere tutti sullo stesso piano non rende giustizia.
Assessora, probabilmente lei vuole davvero risolvere l’inefficienza delle cure territoriali lombarde. Per questo le dico che non è utile soffiare sul fuoco di quella polveriera che è oggi l’opinione pubblica. Analizzi piuttosto le responsabilità di chi i medici di medicina generale avrebbe avuto il dovere istituzionale di coordinare e che, invece, ha completamente abbandonato.
Fp CGIL Mmg ritiene scorretto che si accusino i colleghi per falle di un’organizzazione che non li mette nelle condizioni di lavorare come vorrebbero. Avrà letto che oltre 150 colleghi e colleghe hanno scritto al Ministro Roberto Speranza rivendicando i presupposti (tra cui tutele e diritti, strumenti e organizzazione) per poter lavorare bene.
Sa Assessora, oltre alle note corporazioni, esiste un sindacato dove colleghe e colleghi della medicina generale coltivano una differente visione di servizio socio sanitario nazionale. Si chiama FP Cgil Medici e Dirigenti sanitari ed è l’unica organizzazione sindacale in Italia ad essersi chiaramente espressa per un cambio di passo. Sul piano delle tutele e quindi del rapporto contrattuale. Chiediamo di entrare a pieno titolo e organicamente in un sistema sanitario nazionale pubblico: un unico servizio, un unico datore di lavoro.
Metta da parte, se ne ha, gli steccati ideologici e ci convochi. Denunciamo, da ben prima che se ne occupasse lei, gli stessi disservizi e le medesime inefficienze. Assieme a carichi di burocrazia non più sostenibili, assenza di diritti, una sostanziale complessiva disorganizzazione e un altro paio di questioni che le potremmo raccontare. Per questo disastro, non cerchiamo colpevoli da mettere all’indice: noi siamo pronti a proporle soluzioni.
Un cordiale saluto,
Giorgio Barbieri, Coordinatore Fp CGIL Mmg Lombardia