
Il Comitato iscritte e iscritti Fp Cgil dell’Ente Regione Lombardia scrive al Presidente del Consiglio chiedendogli una “presa di posizione pubblica” rispetto alle dichiarazioni del Ministro Brunetta. La coordinatrice Fp Cgil Lombardia Pirovano: “Uno degli aspetti gravi delle affermazioni del Ministro Brunetta è la logica punitiva sottesa, una concezione del lavoro pubblico come privazione e controllo e non come costruzione positiva e bella di prestazioni pubbliche a favore delle cittadine e dei cittadini”
4 feb. 2022 – Fannulloni pubblici e pure in smart-working. Eh no! Le lavoratrici e i lavoratori dell’Ente Regione Lombardia iscritti alla Cgil, insieme alle delegate e delegati Fp, non ci stanno e scrivono direttamente al Presidente del Consiglio Mario Draghi, chiedendogli “una presa di posizione pubblica in relazione alle dichiarazioni rilasciate nella giornata di ieri dal Ministro per la pubblica amministrazione” Renato Brunetta, messo in copia conoscenza insieme ad Attilio Fontana, Presidente della Regione.
I fatti. “Nel corso di una trasmissione televisiva, il Ministro, che avrebbe il compito di innovare e valorizzare il ruolo della pubblica amministrazione, ha con nettezza dichiarato che i dipendenti pubblici farebbero ‘finta’ di lavorare da remoto”.
La domanda legittima del Comitato Fp Cgil a Draghi è: ha la stessa “scarsa considerazione del lavoro pubblico”?
Da qui parte tutta una serie di considerazioni sulla pratica dello smart working in Regione Lombardia, affermata già prima del Covid. E così, “da febbraio 2020 è stato possibile attivare in sicurezza, con i giusti strumenti tecnologici, il lavoro da remoto tempestivamente. Questo non ha rappresentato solo una tutela della salute degli operatori, ma ha garantito la continuità dei servizi e il proseguimento ordinato e regolare del lavoro. Ha permesso di svolgere funzioni di fondamentale importanza nella gestione della pandemia. Appena possibile è stato giusto riaprire gli sportelli al pubblico ma non è accettabile una concezione del lavoro pubblico che dica: o in presenza o fannulloni” insistono le lavoratrici e i lavoratori.
Peraltro la pandemia è tutt’altro che placata, per cui “il lavoro da remoto permette di svolgere regolarmente la propria attività ai lavoratori che si trovano in quarantena o a coloro che si trovano nella condizione di doversi occupare di bambini che stanno avendo, nella nostra regione, in queste settimane una frequenza scolastica spesso discontinua. Lo smart working poi rappresenta un’innovativa concezione del lavoro pubblico e comporta un nuovo modo di concepire l’attività lavorativa puntando al raggiungimento di risultati misurabili piuttosto che basarsi sulle timbrature del cartellino – afferma il Comitato iscritti Fp Cgil Ente Regione Lombardia -. Valorizzare processi virtuosi, come quello attuato nel nostro Ente, significa far crescere e responsabilizzare i lavoratori della pubblica amministrazione”.
La qualità del lavoro pubblico è strettamente connessa alle condizioni e al riconoscimento di chi quel lavoro pubblico, motore del Paese, lo fa girare. “Come si può immaginare una ripresa dopo la crisi che non passi per una crescita e una valorizzazione delle persone che fanno vivere il sistema pubblico? Noi siamo lavoratori che, come voi politici, hanno deciso di mettere la propria esperienza e la propria preparazione al servizio dello Stato: dovremmo essere dalla stessa parte – rilevano le lavoratrici e lavoratori iscritti Cgil – e invece il Ministro Brunetta non perde occasione per rimarcare vecchi cliché che possono solo demotivare e frustrare i lavoratori pubblici, non riconoscendone il ruolo centrale”.
La freccia scoccata punta diritta all’obiettivo e al Presidente Draghi è chiesto “un intervento pubblico e azioni concrete che manifestino la volontà di investire nel sistema pubblico che non è un concetto astratto ma è costituito da persone che vanno sostenute e valorizzate”.
Per Lucilla Pirovano, coordinatrice Fp Cgil Lombardia, “Uno degli aspetti gravi delle affermazioni del Ministro Brunetta è la logica punitiva sottesa, una concezione del lavoro pubblico come privazione e controllo e non come costruzione positiva e bella di servizi pubblici a favore delle cittadine e dei cittadini, come noi invece sosteniamo. A quanto pare il Ministro negli anni non ha cambiato idea ma solo aggiornato le metafore, passando dalla sedia scaldata negli uffici pubblici al telefonino sulle bottiglie di latte negli ‘uffici’ casalinghi. Questa idea è un pregiudizio e noi – puntualizza la sindacalista – il latte l’abbiamo ormai alle ginocchia”.