Rotte le trattative il 2 maggio, l’attivo unitario nazionale ha dato il mandato per procedere alla massima protesta. Fp Cgil – Fit Cisl – Uiltrasporti e Fiadel: “Il CCNL deve essere uno strumento di coesione e partecipazione tra aziende e lavoratori e non una misera appendice che incentiva delle condizioni di lavoro inaccettabili”. E ora si aggiunge anche il rischio, con un emendamento al Ddl concorrenza, di un ritorno al passato nel settore rifiuti rispetto al ciclo unitario integrato e all’economia circolare
9 mag. 2022 – Lavoratrici e lavoratori dei servizi ambientali in sciopero per l’intera giornata del prossimo 20 giugno. Le trattative per rinnovare i due contratti dell’igiene ambientale, pubblica e privata, si sono rotte il 2 maggio e i sindacati hanno deciso, su mandato unanime dell’Attivo unitario nazionale, di alzare al punto più il livello della protesta.
“Utilitalia, Cisambiente/Confindustria, Assoambiente e le Centrali cooperative hanno perso l’ennesima occasione per dare delle risposte forti ai lavoratori e alle loro famiglie di fronte ad un prolungato periodo di crisi dove soprattutto le retribuzioni sono sempre più ‘assediate’ da una corsa dell’inflazione senza freni” dichiarano Fp Cgil – Fit Cisl – Uiltrasporti e Fiadel, denunciando come, a 5 mesi dell’accordo quadro del 9 dicembre, “necessario per definire il perimetro dell’atteso rinnovo contrattuale”, le controparti datoriali facciano le bastian contrarie a trovare ‘la quadra’.
“Non siamo disponibili a finanziare un rinnovo contrattuale attraverso il rallentamento di alcuni istituti contrattuali e a raffreddare alcuni elementi di natura normativa. La parte economica, ad oggi, è assolutamente insufficiente, noi vogliamo recuperare il potere d’acquisto e un aumento senza 3 cifre e che si discosti dal contratto del 2016 è inaccettabile” ha spiegato all’Attivo Massimo Cenciotti, capo area Igiene ambientale Fp Cgil nazionale. Evidenziando un altro dei diversi nodi irrisolti di una trattativa impaludata: “Per noi la partecipazione è una fonte di ricchezza, per le imprese è una fonte di problemi. Le Rsu hanno un ruolo complementare al tavolo, per le imprese hanno un ruolo antagonista – sottolinea -. Su questo tema centrale lo scontro è stato molto duro, loro vogliono scegliersi l’interlocutore sindacale”.
Così riparte la mobilitazione sospesa per l’accordo del dicembre scorso.
Davide Viscardi, segretario Fp Cgil Lombardia, riassume i punti imprescindibili per arrivare al rinnovo contrattuale, oltre all’adeguato incremento economico: “Vogliamo un contratto nazionale unico e di filiera; relazioni industriali più forti; lo sviluppo delle norme sul mercato di lavoro; una classificazione del personale migliorata in modo armonico; il perfezionamento degli articoli contrattuali relativi a chi lavora negli impianti; l’esigibilità contrattuale della clausola sociale, tema questo molto sentito anche nella nostra regione”.
L’obiettivo complessivo è uno sviluppo e una modernizzazione del settore che tengano insieme qualità e diritti del lavoro, “preservando l’idea del ciclo unitario complessivo”, come evidenziato da Cenciotti e contrastando una “flessibilità che diventa nelle nostre aziende povertà e mette a rischio la salute e la sicurezza dei lavoratori”. Ma bisogna anche bloccare i tentativi di frantumare il comparto per la rapacità del libero mercato.
Una preoccupazione, quest’ultima, aggravata ora anche da un emendamento (A.S.2469) presentato al Ddl concorrenza che vieta, alle imprese che gestiscono la raccolta rifiuti, sia il recupero che lo smaltimento. Sono Cgil Cisl Uil a puntare qui il dito: “È un chiaro attacco all’economia circolare; è il tentativo, come per l’art.177 del codice appalti, di smembrare le società concessionarie per ridurre la loro efficienza – sostengono i sindacati confederali – È una proposta che, al di là delle intenzioni dei presentatori, favorisce quei processi di infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti. È, ancora, un’idea che tende a liberalizzare ad ogni costo: anche a costo dell’efficienza, della qualità e della trasparenza”.
Prima ancora, a lanciare l’allarme è stata la Cgil, con la categoria della Fp: “La scelta di frammentare il ciclo rischia di causare diseconomie, di disincentivare gli investimenti del settore, nonché di creare fenomeni di dumping contrattuale che peggioreranno le condizioni di lavoro del personale che opera in questi servizi. Un ritorno al passato che aggraverebbe una situazione di forte difficoltà – hanno dichiarato il segretario confederale della Cgil Emilio Miceli e la segretaria generale della Funzione Pubblica Cgil Serena Sorrentino -. Riteniamo necessario, piuttosto, incentivare fortemente la gestione integrata e le aggregazioni territoriali, uniche strade per realizzare una reale economia circolare a carattere industriale”.
Di carne al fuoco ce n’è sin troppa. Per preparare lo sciopero del 20 giugno in queste settimane si organizzeranno assemblee e attivi unitari.