Nessuna risposta alle istanze sindacali di sgombrare il campo dall’idea di esternalizzare i servizi sanitari della Rsa, anzi, ventilano altri preventivi alla ricerca del ribasso. Papini (Fp Cgil Monza Brianza): “Lotteremo per contrastare questa brutta prospettiva”
16 mag. 2022 – L’incontro del 12 maggio tra i vertici della ex Ipab, ora Rsa, Residenza Amica di Giussano non ha preso la piega voluta dai sindacati, che chiedevano di sgombrare dal tavolo ogni possibilità di cedere a una cooperativa sociale i servizi resi dal personale infermieristico e oss, attualmente una settantina di lavoratrici e lavoratori.
Non sarebbe peraltro il primo deragliamento verso gli appalti, visto che tempo fa è stata ceduta a terzi la ristorazione e Cgil Cisl Uil della Fp territoriale puntualizzano che come questa frammentazione del lavoro non vada ritenuta “una soluzione gestionale in grado di risolvere le complessità aziendali e le difficoltà economiche che, lo dicono i numeri, si stanno lentamente sanando dopo il difficile periodo pandemico. È necessaria una comprensione approfondita delle problematiche che coinvolgono il servizio e un’attenta analisi delle possibili soluzioni che non può prescindere da un confronto con le parti sociali e con i lavoratori coinvolti”.
“L’atteggiamento del Consiglio di amministrazione e della politica in questa partita dell’esternalizzazione dei servizi sanitari della Rsa è inaccettabile: non abbiamo ricevuto alcuna risposta all’istanza sindacale di discutere su una scelta che impatterà pesantemente sulla vita di circa 60 persone, mentre siamo stati indirettamente informati che saranno presi in considerazione ulteriori preventivi! Questa prospettiva fa pensare alla volontà di cercare un appaltatore sempre più economico a scapito sia della qualità di servizio, a cui sono in carico circa 80 persone anziani ospiti, sia della qualità del lavoro di chi in esso opera” attacca Silvia Papini della Funzione Pubblica Cgil Monza Brianza.
“Lotteremo per contrastare questa brutta prospettiva: non si tratta soltanto di difendere il posto di lavoro ma di difendere i diritti e tutele delle lavoratrici e i lavoratori e garantire l’alto livello delle prestazioni per l’utenza. Stiamo già valutando di intervenire con iniziative di mobilitazione e con presidi per sensibilizzare cittadini e utenti su quanto sta avvenendo – aggiunge -: ce lo chiedono le lavoratrici e i lavoratori e noi siamo con loro”.
Tradotto: si va verso lo stato di agitazione.