Lucilla Pirovano, coordinatrice Fp Cgil Lombardia, fa il punto su un anno scolastico complicato per i servizi educativi all’infanzia, ribadendo l’urgenza di un piano straordinario di assunzioni, a tutela di un servizio pubblico continuativo e di qualità
24 giu. 2022 – “Bisogna liberare le strade per assumere, i vincoli vanno tolti, e visto che la situazione è emergenziale, anche per i concorsi vanno allargati i titoli”. Così Lucilla Pirovano, coordinatrice Fp Cgil Lombardia, con cui, a ridosso della chiusura dell’anno scolastico, facciamo un bilancio sui servizi educativi all’infanzia 0-6 anni.
“In Lombardia combattiamo ben 13 processi di esternalizzazione di questi servizi fondamentali e siamo preoccupati per l’effetto domino che potrebbe derivarne – afferma la sindacalista -. Per questo ribadiamo che vanno rimossi gli ostacoli normativi alle assunzioni di personale educativo, alibi dietro cui le amministrazioni si trincerano per cedere la gestione diretta. Lo facciamo ora in vista della prossima legge di bilancio: politica e amministrazioni comunali, se hanno a cuore il futuro del Paese, possono intervenire ora, anche rendendo possibile l’uso delle risorse del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
I servizi sono a rischio? “Finora sono sempre stati garantiti anche in questo anno complicato, dove, per il persistere della pandemia, è continuata l’applicazione dei Protocolli a salvaguardia della salute e sicurezza delle lavoratrici, dei lavoratori e di bambine e bambini. Certo, ci sono state le quarantene da gestire e, per le carenze di organico, c’è stata una contrazione delle attività. Preoccupante è la mancanza di supplenti, per via di percorsi universitari a numero chiuso e della richiesta di titoli di studio molto ristretti. È in corso, in merito, una interlocuzione tra con Regione, Ministero e Anci. Come Fp Cgil insistiamo su un piano straordinario di assunzioni che, attraverso più educatrici ed educatori, consenta le assunzioni necessarie a garantire il turn over senza esternalizzare, più compresenza pedagogica e sostituzioni in caso di assenze ordinarie, evitando così anche una contrazione oraria del servizio. Fondamentale poi per noi – rileva Pirovano – il principio della continuità educativa”.
Cioè? “Per le bambine e i bambini, per i loro futuri percorsi di vita, è determinante indebolire già a questo livello le differenze sociali iniziali, affermando uguali diritti per tutte e tutti anche attraverso il diritto a frequentare un asilo nido di qualità. Lo diciamo già a partire dal sistema integrato 0-6 anni, volendo rimarcare l’importanza qualitativa di un percorso educativo che continua nel tempo, anche in termini relazionali: essere seguiti da una stessa figura professionale è più difficile con un servizio dato in appalto. Al netto di tutte le ricadute che questo comporta per le lavoratrici e i lavoratori, in termini di diritti economici e normativi legati al contratto di riferimento applicato”.
Investire dunque nel servizio pubblico. “Ovviamente, perseguendo non la logica del risparmio, come fanno sempre più spesso le pubbliche amministrazioni, logica che riteniamo molto grave, ma quella dell’investimento in qualità, per un futuro di qualità! – commenta Pirovano -. C’è anche da considerare che se abbassi il costo del lavoro riduci o annulli la possibilità, per il personale, di fare formazione continua e non garantisci le ore non frontali, cioè quelle dedicate alla preparazione delle lezioni o ai colloqui con i genitori, ad esempio. Per non dire della perdita di attrattività professionale per cui, con condizioni di lavoro non sufficientemente tutelanti, le persone cercano poi, e legittimamente, altrove. Peccato che poi a subirne le conseguenze sia sempre chi è più in difficoltà. E qui mi riferisco alla pesante carenza del personale di sostegno per le bambine e i bambini più fragili. La civiltà di un Paese si misura anche da questo – attacca Pirovano -. Se i nostri figli sono il futuro e il futuro è importante e fa la differenza allora bisogna agire di conseguenza”.