Creston (Fp Cgil): “Le lavoratrici e i lavoratori vanno tutelati sotto ogni versante: normativo, economico, organizzativo e logistico”
20 sett. 2022 – La riforma sanitaria lombarda prevede di trasferire il Dipartimento di Cure primarie dalle Agenzie di tutela della salute (enti programmatori) alle Aziende socio sanitarie territoriali (enti erogatori di prestazioni). Da qui, come prevede il contratto nazionale della sanità pubblica nei casi dei processi di riorganizzazione, la richiesta di confronto fatta dai sindacati regionali Cgil Cisl Uil della Funzione Pubblica all’Assessorato lombardo al Welfare.
“Abbiamo sollecitato un incontro per definire i criteri di mobilità per le lavoratrici e i lavoratori dipendenti Ats delle Cure primarie coinvolti nel passaggio alle Asst e che vanno tutelati sotto ogni versante: normativo, economico, organizzativo e logistico” afferma Gilberto Creston, segretario Fp Cgil Lombardia.
Partiamo dai primi due. “Il trasferimento non deve comportare perdita di diritti normo-contrattuali né perdite in busta paga dato l’uso diverso dei fondi tra le Ats, più per la produttività, e le Asst, più per l’indennità di disagio e lo straordinario. Il salario accessorio va mantenuto. A Regione proporremo di mantenere alle lavoratrici e ai lavoratori spostati (qualche centinaio), per aleno 3 o 5 anni, il livello economico che avevano nelle Ats, come già successo in alcune Aziende socio sanitarie” spiega Creston.
Per quanto riguarda, invece, gli aspetti organizzativi e logistici? “Sono ovviamente legati al cambio, fisico e non solo, di sede lavorativa, all’impatto delle esperienze e competenze portate dalle lavoratrici e i lavoratori delle Cure primarie in un ambiente che ne è digiuno, e a tutte le problematiche concrete che un trasferimento porta con sé, vedi la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.