26 Apr 2024
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“Essere antifascisti”, partendo dai posti di lavoro

Alberto Motta (segretario generale Fp Cgil Milano): “L’antifascismo non è un ferro vecchio ma è una luce accesa sui pericoli che stiamo correndo. Dobbiamo affiancare a quello che facciamo nel nostro lavoro quotidiano – affermare tutele e diritti, contrattazione -, anche la diffusione di ‘pillole’ di cultura e di memoria”

13 ott. 2022 – “È stata un’iniziativa bella e importante che ha ribadito che l’antifascismo non è un ferro vecchio ma è una luce accesa sui pericoli che stiamo correndo. Come abbiamo detto in quell’occasione e anche altre volte, probabilmente – speriamo – non vedremo le camicie nere e l’olio di ricino, ma comunque sotto diversi aspetti i rischi di regredire dal punto di vista civile e democratico ci sono tutti. Il fatto che oggi una donna meravigliosa come Liliana Segre abbia aperto i lavori in Senato e poi dato, di fatto, il testimone a una persona che si chiama Ignazio Benito Maria La Russa, ci dice, indipendentemente dalla figura, i rischi che stiamo correndo. Tenere una luce accesa su questi rischi, in un’Italia un po’ distratta su questi temi credo che sia stata una cosa giusta”. Queste le parole di Alberto Motta, segretario generale della Fp Cgil Milano, che abbiamo intervistato sul convegno “Essere antifascisti” organizzato proprio dalla sua categoria lo scorso 5 ottobre alla Camera del lavoro metropolitana.

Un’iniziativa necessaria? “Ci sembrava opportuna e giusta. Il punto centrale per noi è politico e soprattutto culturale. Ci siamo accorti che nel Paese su questi temi l’attenzione si è abbassata moltissimo, sfiorando livelli inaccettabili, livelli che in altri tempi avrebbero prodotto un grande sdegno, mentre oggi passano quasi come piccole battute che possono non creare danno”.

Tipo? “Abbiamo un assessore regionale che fa il saluto romano a un funerale (Romano La Russa – ndr), abbiamo una consigliera comunale legata all’estrema destra milanese (Chiara Valcepina), come svelato dall’indagine di Fanpage. Questi e altri sono episodi che non si possono sottovalutare in alcun modo”.

Da qui il convegno. “Come tutta la Cgil, anche la nostra categoria ha una radicata tradizione antifascista, costruita sotto a un tetto che si chiama Funzione Partigiana. Abbiamo voluto chiamare al nostro tavolo personalità politiche e intellettuali proprio per capire come si può andare avanti – spiega Motta -. L’iniziativa nasce anche con il segretario della Camera del lavoro, Massimo Bonini, con il Presidente dell’Anpi provinciale, Roberto Cenati, con Debora Migliucci, direttrice dell’Archivio del Lavoro, e con Serena Sorrentino che ha chiuso una mattinata partecipatissima, con la sala stracolma. Ma anche con figure che hanno ragionato anche dal punto di vista, appunto, culturale: Biagio Goldstein Bolocan, che ha scritto un libro molto bello sull’antifascismo, e Pietro Folena, presidente dell’associazione Metamorfosi”.

Filo comune del confronto? “Tutti insieme abbiamo ragionato su un aspetto politico che è anche soprattutto culturale. Stiamo assistendo a una perdita di memoria e quando si perde la memoria si perde il senso della storia, delle opportunità e dei pericoli che la storia ha. Una storia di poco tempo fa, ancora viva nel tempo cronologico. La memoria si sta affievolendo molto, per cui credo che ognuno di noi, per il ruolo che può avere, debba tenere accesa l’idea di una storia che fino a ieri è stata condivisa – afferma il dirigente sindacale -. Non dobbiamo dimenticare che ci sono state differenze enormi nella politica in tutti questi decenni ma un punto comune, la Costituzione nata dall’antifascismo, ha collegato tutto il fronte democratico. Questo tratto si sta un po’ indebolendo, credo per la perdita della capacità di leggere la storia, per la perdita della memoria”.

Che fare? “Come ho già detto, credo che ognuno di noi abbia il compito di tenere viva e accesa la luce su questa memoria. Ognuno nel suo campo e nel suo ruolo, chi lo fa con le iniziative politiche tutti i giorni, chi lo fa scrivendo, ecc. E insieme a questa memoria per non dimenticare, bisogna assolutamente tenere viva l’attenzione su tutti i pericoli. Speriamo di non rivedere le camicie nere, ripeto, ma sicuramente potremo avere dei rischi stile Orbán, slittamenti sui diritti civili e sociali. Come sindacato dobbiamo vigilare appieno, non possiamo permetterci arretramenti su un tema come l’aborto, ad esempio”.

Agire l’antifascismo partendo dai posti di lavoro? “I posti di lavoro sono luoghi fisici, dove stanno le persone, lavoratrici e lavoratori, cittadine e cittadini. Noi lì ci siamo, a differenza – lo dico con preoccupazione – della politica, soprattutto la politica di sinistra che, come ci hanno detto anche le ultime elezioni, nei luoghi di lavoro non c’è più. Noi nei luoghi di lavoro ci siamo eccome, h24, 7 giorni su 7, e guardando al risultato elettorale delle Rsu, tendenzialmente siamo anche benvoluti. Dobbiamo affiancare a quello che facciamo nel nostro lavoro quotidiano – affermare tutele e diritti, contrattazione -, anche la diffusione di ‘pillole’ di cultura e di memoria. Del resto – prosegue Motta -la manifestazione, molto molto bella, di sabato 8 ottobre, “Italia, Europa: ascoltate il lavoro”, partiva dal fatto che un anno fa noi siamo stati assaltati dai fascisti. Anche manifestazioni così, che chiamano il nostro popolo a riflettere e ricordare su quanto successo – e che non deve più succedere -, possono servire. Abbiamo perso molto tempo. Non noi ma in generale, altrimenti non saremmo qui a discutere di un assessore che fa il saluto romano. Questo vuol dire che la strada per poter recuperare non è brevissima, però credo che sia questa”.