25 Apr 2024
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Lombardia / Sanità di montagna, una “presunta eccellenza”

Giovanna Romano, oss all’ospedale Morelli di Sondalo e delegata Fp Cgil Sondrio: “La nuova riforma sanitaria regionale al momento è solo una ridenominazione di strutture che sono le stesse di prima”

13 ott. 2022 – Parla di diritto alla salute a volte negato. Giovanna Romano fa l’operatrice socio sanitaria all’ospedale Morelli di Sondalo, per la Asst Valtellina e Alto Lario e, nonostante la voce dolce, dice realtà dure: “Esiste un’emergenza ospedali: con un pronto soccorso allo stremo, nel nostro caso esternalizzato per l’assistenza medica a una cooperativa privata, e liste d’attesa infinite. Esiste un’emergenza sul territorio che, anche con i fondi del Pnrr, rischia di non riuscire ad essere risolta, in assenza di ulteriori investimenti a regime”.

Quella di Romano è stata la prima testimonianza all’attivo organizzato lo scorso 7 ottobre dalla Fp Cgil Lombardia, dal titolo “La sanità pubblica lombarda vista da dentro”. E se quella lombarda non brilla, “la sanità provinciale è alla totale deriva”.

Mentre politica e istituzioni fanno continue “passerelle” tutte fumo e niente ciccia, vedi l’Assessora Letizia Moratti a inaugurare l’Ospedale e Casa di Comunità di Morbegno, oltre a quelle di Bormio e Livigno, “quello che maggiormente preoccupa non sono solamente i soliti richiami sulla presunta eccellenza della sanità di montagna e la presentazione di nuove strutture che, in realtà, sono al momento le stesse di prima” con nome diverso, “ma anche e soprattutto le prospettive future”.

Cosa significa questa storia del nuovo nome? “I Pot, presidi ospedalieri territoriali, si chiamano ora Ospedali di comunità, i Presst, i presidi socio sanitari territoriali, sono diventati Case di Comunità, e per Regione il gioco è fatto. Ma le lavoratrici e i lavoratori della sanità, insieme alle cittadine e ai cittadini, sono estremamente esasperati dai proclami che via via si susseguono, perché sono diversi dalla realtà che stanno vivendo. I cittadini non sanno più che fare per avere i servizi – rileva la delegata della Fp Cgil Sondrio – e noi operatori siamo stremati, spostati da un reparto all’altro a tappare buchi, in un effetto domino. Ci rendiamo benissimo conto dello smantellamento logorante e continuo della qualità dei servizi e delle prestazioni”.

Chi è il demolitore? “Regione Lombardia, che ci governa da decenni e da altrettanto tempo sta smantellando il nostro Servizio sanitario regionale a favore della sanità privata. Questo deve essere chiaro a tutti noi, così come agli elettori dei nostri governanti che imperterriti proseguono un’opera iniziata da Formigoni e che ha visto l’ultimo prodigio con la cosiddetta riforma Moratti, la legge 22/2021 – incalza Romano -. La politica, a tutti i livelli, sta contribuendo a questo logorio, e anche i politici locali, i sindaci, le istituzioni devono assumersi la responsabilità delle loro scelte e di ciò che da esse deriva”.

Al Morelli come va? “Adibito nel biennio appena trascorso ad ospedale Covid, ha perso molte delle sue funzioni, anche di alta specialità come neurochirurgia, chirurgia toracica e vascolare. La nostra sanità va rilanciata, a partire dal ripristino integrale delle prestazioni erogate dai nostri ospedali e con tutta la rete territoriale, che dovrà venire organizzata in base alle disposizioni della legge regionale 22/2021”.

Come far risalire la china alla sanità pubblica? “La prima emergenza da affrontare è la gravissima mancanza di personale, dagli infermieri ai medici di base fino agli specialisti, che sempre meno accettano di venire ad operare in un’area decentrata come la nostra. Occorre allora predisporre un adeguato sistema di incentivazione a diversi livelli, da quello economico a quello di alloggi disponibili, oltre a premere affinché si superino le attuali strozzature che limitano il numero di studenti in medicina e degli ammessi alle specialità. Per quanto riguarda gli ospedali – aggiunge Romano -, ben vengano i fondi per adeguare le strutture e dotarle di tecnologie, ma non bastano certo a superare le enormi difficoltà nelle quali si trovano a operare. L’abbiamo detto e lo ribadiamo: il tema della salute pubblica riguarda tutti noi e nessuno può stare a guardare un depauperamento continuo, sia degli ospedali sia del territorio, dove invece, nel frattempo, il privato dilaga”.

La pandemia non è stata una lezione? “Niente è cambiato. Continua la fuga di medici dagli ospedali, di professionisti, specie da una realtà delocalizzata e poco attrattiva come è quella della provincia di Sondrio. Continua la sofferenza del personale e dei pazienti che non trovano risposte alle loro richieste di cure in un sistema vicino al collasso”.

Dunque? “Occorre ricostruire un ambiente politico, sociale e culturale in cui la tutela della salute sia considerata un fattore di produzione di ricchezza collettiva. Pensate al Pil che ruota intorno alla salute e muove settori strategici e avanzati del nostro sistema produttivo (farmaci, ricerca, robotica, biotecnologie). La sanità pubblica produce ricchezza”.