Sturini (Fp Cgil): “Non solo il saldo tra nuovo assunti e personale che esce è negativo, ma è diventato proprio difficile trovare chi vuole esercitare le professioni sanitarie”
2 nov. 2022 – “Ormai il problema si sta spostando da quello assunzionale a quello della reperibilità delle professionalità sanitarie. Ce n’è sempre meno, non se ne trovano”. Patrizia Sturini, Fp Cgil Pavia, alla preoccupazione aggiunge amarezza: “La salute è un diritto delle persone, costituzionalmente garantito. Se andiamo avanti così avremo la giungla e torneremo alla selezione naturale, salvo per chi potrà pagarsi le cure nelle strutture private”.
Alla Asst Pavia non arriveranno 90 infermieri a rimpolpare gli organici? “Da inizio anno ne sono andati via più di 150. Il saldo dunque è negativo e bisognerà anche vedere se le persone in graduatoria accetteranno l’incarico”.
Cioè, si partecipa a un concorso pubblico e poi non si accetta il posto di lavoro? “Certo. Le persone, prima di accettare, vogliono verificare quali sono le condizioni di lavoro e le condizioni di lavoro sono massacranti, per le carenze di personale soprattutto, ma anche per i requisiti di accreditamento”, risponde Sturini.
In che senso? “Gli organici dovrebbero essere adeguati in base alla complessità assistenziale e non a un mero numero dettato dalle Regioni sui requisiti di accreditamento. Ad oggi, nei reparti dove questi requisiti sono inferiori, cioè con minuti di assistenza più bassi, vedi medicina o neurologia, su 20 posti letto c’è la presenza di un infermiere e un oss, di turno uno al pomeriggio e uno di notte. Considerata la complessità delle patologie che ci sono ormai in questi reparti, con persone ricoverate che richiedono più assistenza, perché in gran parte anziane e allettate, attorno a ogni letto dovrebbero esserci due infermieri e un operatore socio sanitario”.
Cambiano i pazienti e cambiano gli operatori? “In entrambi i casi stiamo parlando di persone. Anche le lavoratrici e i lavoratori invecchiano, hanno magari genitori anziani o figli con difficoltà da assistere, oppure non riescono a reggere più turni notturni o ancora, legittimamente, chiedono di poter conciliare vita e lavoro. In Asst, tra pensionamenti e dimissioni, il personale che resta è sempre in affanno, e non è più vita questa. Gli stipendi bassi e la mancata valorizzazione fanno il resto, e non si resta”.
Proposte? “Intanto, Asst deve mandare a Regione Lombardia i reali fabbisogni delle strutture ospedaliere, non lo fa dal 2016! E bisogna rendere queste strutture attrattive: prendersi cura delle persone è un lavoro non solo importante ma può essere anche bellissimo, motivante, se organizzato bene e con le dovute forze, se riconosciuto economicamente e valorizzato professionalmente, a tutti i livelli”.