29 Mar 2024
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Carceri lombarde: Fp Cgil, situazione allarmante tra sovraffollamento e carenze di personale

Milano, 14 novembre 2022 – Da anni la Fp Cgil Lombardia denuncia il sovraffollamento carcerario e la grave carenza di personale di Polizia Penitenziaria all’interno delle 18 carceri lombarde.

Per quanto riguarda la Polizia Penitenziaria, “la pianta organica, già ridotta dalla riforma Madia, sarebbe di 4.673 lavoratrici e lavoratori, in tutti i ruoli, mentre nei fatti alle carceri lombarde mancano oltre 600 poliziotti tra agenti, sovrintendenti, ispettori e funzionari del ruolo direttivo. Questo dato, già più volte rappresentato ai vari Ministri della Giustizia che si sono succeduti negli anni, implica un carico di lavoro e di responsabilità in più per le poliziotte e i poliziotti in servizio – afferma il Coordinatore regionale della Fp Cgil Polizia Penitenziaria Calogero Lo Presti -. A complicare il quadro della situazione degli organici c’è sia la grave carenza di figure intermedie come i sottufficiali, spesso surrogati, in diversi istituti penitenziari, dagli assistenti capo, costretti così ad assolvere incarichi superiori e più responsabilità senza avere un’adeguata formazione e preparazione professionale, sia le figure distaccate, qualche centinaio di persone, a vario titolo, presso altre regioni”.

Per quanto riguarda la popolazione detenuta nelle carceri lombarde, “la capienza regolamentare è di 6.161 persone a fronte delle 8.150 attuali. Il dato, variabile quotidianamente, mostra quindi che ci sono circa 2.000 ristretti in più. Il 50%, dato medio, sono extracomunitari con delle eccezioni per gli istituti di Cremona, al 63.84%, Mantova al 63.49%, San Vittore al 61.49 e qui, per farvi fronte, va segnalata la carenza di una figura indispensabile qual è quella del mediatore culturale – spiega Lo Presti -. A livello nazionale, per i complessivi 189 istituti penitenziari, la capienza regolamentare è di 51.174 persone sulle 56.225 invece presenti, quindi 5.051 detenuti in più, di cui 2.000 solo in Lombardia. La situazione è allarmante”.

“Il saldo tra i neoassunti e il personale di Polizia Penitenziaria che va in pensione è negativo, non si interviene con misure deflattive per la popolazione detenuta, non ci sono stanziamenti per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli istituti penitenziari e alcuni di questi sarebbero proprio da chiudere, vedi Varese e il ‘Nerio Fischione’ di Brescia – continua il Coordinatore regionale -. Le condizioni lavorative del personale sono, in certi casi, allo stremo. Disordini, atti di intemperanza, insulti e minacce sono quotidiani e, per le aggressioni, il personale di polizia spesso deve ricorrere ai pronto soccorso. Il sovraffollamento agita ancora di più i detenuti maggiormente turbolenti, mentre quelli con problemi di salute mentale sono difficilmente gestibili visto dalla Polizia Penitenziaria che non ha competenze in materia. E purtroppo i suicidi continuano, sia tra i detenuti sia tra i poliziotti penitenziari”.

“La situazione delle carceri è drammatica, nel Paese e nella nostra regione. Sovraffollamento e carenze di personale, a tutti i livelli del sistema, dalla polizia penitenziaria al personale educativo e al personale sanitario, le rendono luoghi esplosivi e – inversamente alla loro missione – pericolosi e insicuri – dichiara Manuela Vanoli, segretaria generale Fp Cgil Lombardia -. La salute e sicurezza delle persone, nell’espiazione della pena e sul lavoro, deve sempre essere garantita. E c’è un paradigma culturale da cambiare, cioè quello di considerare le carceri come meri luoghi di emarginazione, depotenziando anche così il dettato costituzionale per cui le pene devono avere funzione rieducativa come deterrente ad altri reati e responsabilizzare le persone per il loro reinserimento sociale. Le carceri sono un presidio pubblico come lo sono i tribunali, gli ospedali, gli uffici comunali e le sue lavoratrici e lavoratori vanno tutelati, riconosciuti e messi nelle condizioni di operare con valore per la società tutta. Le carceri sono mondi abitati da persone portatrici di dignità e, in questo caso sì, in un equilibrio più complesso e fragile. Lo Stato deve includerle nel suo mandato di presa in carico dei bisogni e degli obbiettivi della collettività. Facciamo appello al Ministro della Giustizia”.

Comunicato stampa