18 Apr 2024
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Ospedale di Comunità di Mede: il personale c’è ma non ci sono i pazienti

Sturini (Fp Cgil Pavia): “Non possiamo permetterci sprechi nel nostro Servizio sanitario nazionale. Queste risorse umane sono preziose, vanno ottimizzate e va organizzato un nuovo modello di sanità in base ai bisogni”

1 feb. 2023 – Dei paradossi della sanità lombarda fa un esempio, a dir poco imbarazzante, Patrizia Sturini della Fp Cgil Pavia. “A Mede è stato inaugurato un ospedale di comunità con 15 posti letto, 9 infermieri e 9 operatori socio sanitari. Ma non c’è dentro un paziente!”.

Gli ospedali di comunità sono strutture di assistenza territoriale che fanno da cerniera tra il ricovero ospedaliero, cioè la fase acuta, e il rientro a casa delle persone. Il punto, come spiega la sindacalista Cgil, non è la loro istituzione, il loro ruolo di presa in carico, ma la visione organizzativa di sistema che deve avere tutta la sanità pubblica.

Non possiamo permetterci sprechi nel nostro Servizio sanitario nazionale. Queste risorse umane sono preziose, vanno ottimizzate e va organizzato un nuovo modello di sanità in base ai bisogni. Cominciamo a fare funzionare bene ciò che già abbiamo! – afferma Sturini -. Le carenze di organico ci sono e purtroppo sono anche in aumento, visto che per le pesanti condizioni di lavoro il 20% del personale sanitario del nostro territorio (dai medici agli infermieri) si sta licenziando per lavorare nelle Rsa o nella sanità privata. Siccome lavorano tanto e male, le lavoratrici e i lavoratori stanno cercando contesti meno gravosi, dove rispondere delle responsabilità che loro competono e non anche di quelle aggiuntive, causate magari dall’obsolescenza delle strutture o, appunto, da una pessima organizzazione: se questa resta, nemmeno con le assunzioni si risolveranno mai bene i problemi!”.

La Fp Cgil Pavia, ai tavoli di trattativa con la Asst, da tempo segnala le diverse criticità che stanno portando a un’emorragia di professionalità, per la poca attrattività delle strutture sanitarie pubbliche. “E pensare che nel 2017, quindi ben prima della pandemia da Covid-19, da un’indagine anonima fatta da Regione Lombardia era risultato che il 100% del personale della Asst già allora lamentava uno scarso benessere organizzativo – racconta Sturini -. Ma nessuno si è curato di capire il problema, di provare a cercare soluzioni. Nel frattempo la situazione è peggiorata e le lavoratrici e i lavoratori che tengono sono davvero stanchi, e questo è un rischio anche per la salute dei pazienti, oltre che per la loro”.

Il tema è serio. Da quando c’è la normativa europea sulle 11 ore di riposo minimo continuativo tra due turni, “il personale sanitario preferisce fare 12 ore di turno invece che la classica matrice di 7 ore e mezza, con il rischio di lavorare 5 giorni perché c’è solo un riposo – evidenzia -. Ripeto, oltre alle nuove assunzioni necessarie a tutta la sanità pubblica, urge un’organizzazione della sanità diversa, adeguata alla complessità dei fabbisogni di salute e rispettosa e valorizzante delle condizioni e della qualità del lavoro”.