20 Apr 2024
HomeBergamoContinuità assistenziale / In provincia di Bergamo, tra sedi scoperte e la catena di montaggio

Continuità assistenziale / In provincia di Bergamo, tra sedi scoperte e la catena di montaggio

Tre medici per 194 pazienti in 12 ore. La denuncia della Fp Cgil

10 feb. 2023 – Nel territorio orobico, per carenze di organico, è anche capitato, a tre medici di una sede di continuità assistenziale, di assistere in un turno di 12 ore ben 194 pazienti.

La denuncia è stata fatta dalla Fp Cgil Bergamo, con il segretario generale Roberto Rossi e la coordinatrice Medici Paola Nardis, insieme alla Fp Cgil Medici di Medicina Generale della Lombardia, con il coordinatore Giorgio Barbieri, che hanno mandato formale missiva all’Agenzia di tutela della salute e, per conoscenza alle tre Aziende socio sanitarie territoriali, Bergamo Est, Bergamo Ovest e Papa Giovanni XXIII.

“Da una verifica della situazione, ci risulta che le scelte di ATS abbiano prodotto uno scarso interesse dei medici a optare per questo tipo di soluzione lavorativa, tanto da rilevare una diffusa mancanza di rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza. Infatti, capita molto spesso che un singolo medico debba vicariare più di una postazione, tanto che è successo persino che una singola postazione coprisse l’intero territorio di una ASST e persino zone di un’altra ASST attigua. Tali condizioni di lavoro violano il contratto (ACN), non rispettando il corretto rapporto medici/assistiti, con gravi ripercussioni sulla qualità del servizio offerto alla popolazione, oltre che sui carichi di lavoro e sulle conseguenti responsabilità per i medici” sostengono i tre sindacalisti.

Il quadro è critico, il numero dei medici di continuità assistenziale, più noti col precedente nome di guardie mediche, è calato a tal punto da rendere impossibile il rispetto dei Lea, prestazioni sanitarie che, gratis o con il ticket, il Servizio sanitario nazionale deve erogare. Il diritto alla salute non solo è garantito dalla Costituzione ma è anche pagato dalle tasse che versano i cittadini e le cittadine. Quindi oltre al danno c’è la beffa – spiega Rossi -. E chi lavora nella continuità assistenziale paga anche con la frustrazione e la stanchezza ritmi titanici di un lavoro che copre un territorio amplissimo. Da Bergamo città fino alla cima della Val Brembana, a 1600 m di altitudine, e fino a 50-60 km dal capoluogo”.

La preoccupazione sale considerando che “nella provincia di Bergamo ci sono tra i 15mila e i 16mila cittadini orfani di medico di medicina generale, il medico di base, per intenderci. Per cui i canali che restano agli utenti sono i pronto soccorso, con relativi tempi di attesa, o le guardie mediche. I primi sono vicini al collasso, le seconde l’hanno raggiunto. In questo contesto si aprono anche spazi sempre più ampi per il privato, ma non per tutte le tasche” considera il segretario generale della Fp Cgil.

Perché Ats, lo scorso gennaio, ha lasciato 15 turni scoperti rifiutando i medici disponibili? “Anche a noi piacerebbe capirlo, abbiamo posto il tema all’Agenzia e ci aspettiamo che risponda. Finora non l’ha fatto – replica Rossi -. Le lavoratrici e i lavoratori della continuità assistenziale temono che, se dai prossimi mesi, Ats confermasse di non accettare i contratti a 12 ore settimanali e di cessare i contratti dei cosiddetti medici disponibili, i turni scoperti saranno ancora di più, come ancora più ampi saranno i turni per i medici operativi. Ma questo pone anche un problema di responsabilità: per chi non riuscisse, ad esempio, a ottemperare a una chiamata, si profilerebbe la colpa grave. E non è giusto scaricare tutto questo peso sul personale medico” attacca Rossi.

“La fatica e le responsabilità sono obbiettivamente troppe – commenta Paola Nardis -. Il problema grosso è che questo lavoro non lo vuole fare più nessuno. Sia nella continuità assistenziale sia nella medicina generale, dove non abbiamo ferie, malattia, maternità, assicurazione Inail. Così i giovani guardano altrove”.

A loro si aggiunge Giorgio Barbieri: “Proprio per la disorganizzazione della sanità lombarda, anche la continuità assistenziale è in grave sofferenza; il suo ruolo è peraltro sempre più operativo che di guardia, essendo questi medici costretti tra l’altro a vicariare anche i medici di medicina generale quando i cittadini ne restano privi per le note carenze, per circa 23 euro all’ora lorde. Una condizione intollerabile. Se Regione Lombardia continuerà a disincentivare la nostra professione, il servizio sanitario territoriale precipiterà in una spirale e ulteriori carenze, da cui sarà difficile uscire”.

La Fp Cgil è categorica: “I motivi di rescissione anticipata dei contratti dei medici disponibili sono esclusivamente quelli previsti dall’Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale, nonché in caso di copertura del posto da un medico a tempo indeterminato. Riteniamo pertanto sia una scelta parecchio azzardata quella di non prorogare tali contratti in quanto si creerebbero assenze impossibili da coprire se non violando norme di legge e di contratto. ATS si faccia carico delle proprie responsabilità e organizzi il servizio nel rispetto di leggi e contratti, recluti il maggior numero di medici disponibili a farsi carico di un servizio così importante, e il reclutamento passi anche da contratti a 12 ore settimanali e contratti di disponibilità”.