La denuncia della Fp Cgil territoriale, con il segretario Diego Sinis: “Le condizioni di lavoro fanno la differenza. Ma il lavoro nella Pa può e deve recuperare attrattività”
13 feb. 2023 – C’era una volta un posto di lavoro ambito: quello nel pubblico impiego, con contratto a tempo indeterminato. Con un concorso da superare, sì, ma se si passa, poi c’è la stabilità, il posto fisso.
“Quella storia era di un altro mondo ma va anche precisato che tante lavoratrici e tanti lavoratori lavorano nella Pubblica amministrazione per una forte carica valoriale, per aiutare le persone, i cittadini, il Paese nel suo complesso. Quindi non c’è solo l’ambito sanitario e socio sanitario ma anche servizi di assistenza e protezione, di controllo della legalità, di soccorso, dall’assistenza sociale alle ispezioni sul lavoro, dai servizi della giustizia a quelli dell’Inps, fino ai Vigili del fuoco – commenta Diego Sinis, segretario Fp Cgil Brescia e Rsu del Comune capoluogo -. Gli esempi sarebbero molto più numerosi e portano tutti a una presa di responsabilità, a volersi fare carico degli altri, erogando diritti di cittadinanza”.
Com’è la situazione occupazionale al Comune di Brescia? “C’è una forte mobilità del personale, con saldo in negativo per gli organici in pianta stabile di oltre 100 lavoratrici e lavoratori. Nonostante le 200 assunzioni programmate e assunte nel 2022 non si riesce a riceverne un pieno beneficio sui carichi di lavoro, infatti alle 70 persone in uscita per pensionamento, cessazione o altro, già prestabilite, si è aggiunta l’uscita imprevista di altre 60 lavoratrici e lavoratori. I settori in maggior sofferenza sono quelli tecnici, dagli architetti e ingegneri agli informatici”.
Perché questa fuga? “Le condizioni di lavoro fanno la differenza. La fanno per tutti, figuriamoci per i giovani che, abituati alla flessibilità come dimensione esistenziale e sociale, hanno fame di prospettive, di modernità, ma anche di incentivazione. Il paradosso è che il contratto nazionale apre percorsi importanti in termini di valorizzazione professionale, prospettive di carriera, innovazione. Ma se poi non ci sono gli spazi opportuni perché, per mancanza di personale, saltano formazione e trasferimento di competenze, se si arranca dietro al tanto lavoro da fare, con retribuzioni che non ripagano l’eccesso di fatica e stress, se si è pedine di un’organizzazione del lavoro legata alla presenza in sede invece che alla strategicità di obiettivi da raggiungere e condividere partecipando attivamente, anche con lo smart working, allora è naturale che… cala il desiderio di lavorare nel pubblico – risponde Sinis -. Per recuperare dunque l’attrattività – prosegue il sindacalista –, bisogna intervenire su tutte le voci in questione, dalle nuove assunzioni all’innovazione organizzativa, passando dalla formazione, centrale anche per motivare a un servizio che è bene individuale e collettivo, orientato dalla Costituzione”.