La sindacalista Teresa Elmo: “C’è un vizio di legittimità contrattuale e le lavoratrici e i lavoratori non vanno illusi”
24 feb. 2023 – La Fp Cgil Lecco non ha firmato, a differenza di altre organizzazioni sindacali, l’accordo sui tempi di vestizione 2018/2022 da riconoscere al personale della Asst.
“Il contratto nazionale della sanità pubblica norma questa materia che dunque va applicata non rinegoziata. Per noi qui c’è un vizio di legittimità – spiega Teresa Elmo, segretaria della Fp Cgil territoriale -. Asst Lecco ha preparato uno specchietto per le allodole per le lavoratrici e i lavoratori che sino a fine 2025, con un ‘recupero pianificato e garantito’ del 55% del tempo maturato nel triennio, non solo non si vedranno riconoscere il credito maturato complessivamente con i tempi di vestizione dal 21 maggio 2018 al 30 ottobre 2022 ma, a causa della ben nota carenza degli organici, a cui l’azienda continua a non provvedere, saranno necessariamente richiamati al lavoro, a rotazione, nei giorni di riposo, proprio per coprire le assenze per il recupero di queste ore, che parto, lo ribadisco, dal 2018. È paradossale! E l’azienda per incentivarli userà i Ris (rientri in servizio), gettoni che incidono sul fondo condizioni di lavoro. Tradotto: l’azienda paga con soldi delle lavoratrici e dei lavoratori! Noi non ci stiamo!”.
Avete da tempo denunciato la mole di ore accumulate. “Infatti, non potevamo firmare un accordo che aggiunge debito al debito. Le ore di vestizione complessivamente maturate in questi anni sono 177.000, a cui vanno aggiunte 150.000 ore di surplus orario non recuperato e 46.000 giorni di ferie ancora non godute a chiusura 2021. E dobbiamo ancora vedere i dati aggiornati a fine 2022. Questi numeri, mi pare, parlano da soli” sottolinea Elmo.
La Rsu ha votato per l’accordo. “Su 33 componenti, i favorevoli sono stati 18. Quindi il risultato, pur legittimo, non è stato unanime. Noi, comunque, come Fp Cgil Lecco, continueremo con coerenza, oltre alle diffide, a sostenere che Asst deve pagare, e di tasca propria, le lavoratrici e i lavoratori, riconoscendo i tempi di vestizione come orario contrattuale. Si metta la sveglia, per non essere sempre più in ritardo”.