3 Jul 2024
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Ascoltare chi lavora per la Giustizia, diritto e interesse generale per il Paese

Dal presidio regionale unitario a Milano, le rivendicazioni per far funzionare un servizio pubblico centrale

10 mar. 2023 – Migliorare la Giustizia come servizio pubblico del nostro Paese, migliorando le condizioni di lavoro di chi vi opera. Questo chiedono le lavoratrici e i lavoratori, riuniti oggi al presidio unitario regionale di Cgil Cisl Uil della funzione pubblica davanti al Tribunale di Milano.

La giornata di lotta, nell’ambito della mobilitazione nazionale, è stata aperta da un’assemblea territoriale organizzata proprio all’interno di Palazzo di Giustizia.

Un’assemblea molto partecipata, con l’aula colma che non ha potuto contenere tutti, e diverse lavoratrici e lavoratori seduti per terra o addossati alle pareti.

Le rivendicazioni portate nell’aula sono le stesse portate nella ‘piazza’. La prima è quella di essere ascoltati sul serio.

Le lavoratrici e i lavoratori di tutti i dipartimenti della Giustizia – , organizzazione giudiziaria (Dog), amministrazione penitenziaria (Dap), giustizia minorile e di comunità (Dgmc) – e degli archivi notarili si sentono il fanalino di coda di tutta la pubblica amministrazione, per la scarsa considerazione che vedono nei loro confronti, verso le tante problematiche e difficoltà in cui versano, a partire dalle carenze negli organici che incidono su come, quanto, e con quanto stress in più si lavora.

E poi ci sono le sedi da sistemare e rendere luoghi sicuri e salubri, ci sono gli strumenti necessari a modernizzare la Giustizia, non solo attraverso la digitalizzazione e dematerializzazione degli atti, ma anche – ed è sconcertante-  con pc adeguati e funzionanti. C’è il contratto integrativo da portare finalmente a compimento, il salario accessorio da pagare alle lavoratrici e ai lavoratori, insieme a tutte le indennità e premialità già pattuite e non conseguenti agli accordi siglati. C’è desiderio di un vero cambiamento, insieme a tanta rabbia e amarezza per uno stallo che dura nel tempo.

Sul piano occupazionale, non solo è indifferibile assumere più personale e stabilizzare quello precario, ma è basilare poi farlo restare.

“La Giustizia non è attrattiva per i giovani che decidono di entrare nelle pubbliche amministrazioni proprio per le condizioni di lavoro che propone. Eppure è un settore centrale, con una forte tensione ideale e insieme interessi concreti che coinvolgono cittadine e cittadini, lavoratrici e lavoratori, imprese -,  afferma Dino Pusceddu, segretario Fp Cgil Lombardia -. È un paradosso che la Giustizia sia così poco giusta verso se stessa, verso chi le dà l’energia per farla andare. Ma questa energia è sempre meno e i servizi sono sempre più a rischio, se non già al collasso. Noi continueremo con tenacia a lottare per invertire questa preoccupante rotta”.

 

È decisamente preoccupata anche Manuela Vanoli, segretaria generale della categoria regionale, nel riferire all’europarlamentare Patrizia Toia, nel corso del presidio, sugli spaventosi buchi di personale che stanno affaticando pubbliche amministrazioni sempre più anziane, mettendole nelle peggiori prospettive. “Anche la Giustizia, senza un urgente cambio di passo, rischia di crollare. Non ce lo possiamo permettere e non lo permetteremo. Serve subito un piano straordinario di assunzioni. Il perimetro pubblico, da anni sferzato da tagli, non può venire indebolito ulteriormente. Va anzi rafforzato e valorizzato. Lo diciamo e lo ribadiremo, nel caso di qualche strumentale tentazione: giù le mani dalla Giustizia come interesse privato, la Giustizia è un diritto e interesse generale!”.