26 Apr 2024
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Cooperative sociali / Dall’Attivo Fp Cgil Lombardia una sola voce: “Contratto Subito!”

Tante le criticità rappresentate dalle delegate e dai delegati di un settore che cresce ma a danno dei diritti del lavoro. Ed è duro il tavolo per il rinnovo del ccnl. Il segretario Tramparulo: “Vogliamo diritti, qualità, contratto e servizi”. Il nazionale Sabato: “La mobilitazione per sbloccare le trattative deve partire dal basso”

27 mar. 2023 – Tanti e su diversi temi gli interventi all’Attivo Fp Cgil Lombardia delle lavoratrici e lavoratori, delegate e delegati, delle cooperative sociali, organizzato alla presenza di Stefano Sabato, responsabile Fp Cgil nazionale del Socio sanitario assistenziale educativo privato.

Salari bassi e al palo, pochi diritti, fatica e frustrazione, incertezze sul futuro legate ai cambi di appalto, e quindi precarietà e ricatti, sono i fili rossi che uniscono le lavoratrici e lavoratori di questo settore, insieme a dignità, responsabilità e dedizione verso le persone cui sono dedicati i servizi, spesso anziane e fragili. Ma anche la consapevolezza per cui, nel mondo estremamente frastagliato della cooperazione sociale, con oltre 80 parti datoriali, tra vere e finte cooperative, contratti pirata e dumping contrattuale, è fondamentale stare uniti tra colleghe e colleghi, sul piano sindacale, per essere più forti e rivendicare i giusti diritti, retribuzioni e tutele.

All’Attivo di oggi, 27 marzo, le delegate e i delegati hanno parlato dello svilimento professionale – da chi opera nel socio assistenziale a chi nel socio educativo, con mansioni che vanno dall’Oss agli educatori alle cuoche dei servizi all’infanzia – e della riduzione del perimetro pubblico nella gestione e, soprattutto, nella programmazione dei servizi alle cittadine e cittadini. Tra i casi riportati, citiamo i mancati pagamenti dei tempi di spostamento quando si fa assistenza domiciliare tra un paziente e l’altro. La messa ai margini, per più motivi, in primis politici, del settore dell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, dove vengono tagliati i diritti di persone che cercano futuro e speranza e quelli di chi, nei centri, opera per loro. Il problema degli inquadramenti, per cui si è Oss ma si è inquadrati Asa, e degli scatti di anzianità bassi, quando invece c’è da valorizzare l’esperienza professionale.

Il misconoscimento del proprio ruolo, mnetre invece le lavoratrici e i lavoratori credono profondamente nel valore del loro lavoro, sta provocando rabbia e determinazione a lottare insieme al sindacato proprio per agire il cambiamento.

Il lavoro spesso è usurante, con turni doppi, e insicuro perché non vengono forniti adeguati strumenti di protezione, e un lavoro che, in quanto frantumato, diventa anche più straniante per chi è approdato alla cooperazione sociale migrando da altri paesi, e sono consistenti, qui, i lavoratori e le lavoratrici.

C’è poi il part time ciclico verticale imposto, per cui si viene pagati solo quando si lavora con la persona fragile e così, non solo quando chiudono le scuole non ci sono più stipendio e contributi, ma la busta paga è decurtata anche quando gli alunni stanno a casa per motivi di salute o problemi familiari (a differenza delle bollette, che possono solo crescere). C’è, ancora, il tema degli infortuni e della malattia, per cui ci sono cooperative che hanno deciso di differire a dicembre il pagamento dei primi tre giorni a casa.

Un’altra questione sollevata è legata al Covid-19. La pandemia ha colpito duramente tutti gli ambiti del welfare e anche le lavoratrici e i lavoratori della cooperazione sociale, sia quelli in prima fila nei servizi sociosanitari, che hanno pagato in termini di impegno e salute, senza i doverosi riconoscimenti da dare loro, sia quelli degli altri servizi, messi sotto ammortizzatori sociali. Ma non si può ora strumentalizzare il tema addossando al Covid le varie criticità del sistema.

Rovello storico resta la posizione di socio lavoratore per cui per lavorare bisogna pure finanziare l’impresa sociale da cui, di fatto, si dipende.

Per questo Attivo regionale abbiamo scelto quattro parole chiave: diritti, contratto, qualità e servizi. Sono concetti che racchiudono il senso della cooperazione sociale, settore che rappresentiamo e dal quale io stesso provengo – afferma Catello Tramparulo, segretario Fp Cgil Lombardia -. Da questo Attivo esce un messaggio politico forte, mentre sono in corso le trattative per il rinnovo contrattuale: vogliamo il contratto subito, altrimenti ci sarà subito la mobilitazione”.

E con tanto di cartelli, in merito, la sala si è animata con un flash mob.

Tramparulo ha ricordato come il settore della cooperazione sociale sia da due decenni in “forte crescita, sia a livello nazionale che regionale. Qui in Lombardia registriamo il dato più alto di cooperative e di personale addetto. Una regione particolare anche nella gestione complessiva del welfare, la prima a provare la co-progettazione, la corresponsabilità tra ente pubblico e impresa sociale, tema molto delicato e anche pericoloso per la stretta responsabilità che si assume la cooperativa sociale. Noi però riteniamo che il ruolo pubblico, la governance dell’ente che appalta, non debba venire meno – evidenzia il dirigente sindacale -. I piccoli comuni hanno quasi abdicato al loro ruolo di gestione dei servizi sociali, lasciandoli totalmente in mano alle cooperative sociali, anche rispetto alla loro programmazione. È un terreno molto scivoloso, su cui fare massima attenzione”.

Un “tema ineludibile”, a cui far fronte con “il dovere morale” di rinnovare al più presto il ccnl, è quello salariale. “Un contratto che deve assolutamente portare al centro la vostra condizione materiale per migliorarla – dice Tramparulo -.  Siamo stufi che questo che è il settore che cresce di più, che offre più servizi, venga considerato la Cenerentola del sistema welfare del Paese. Non è più accettabile. La dignità passa anche attraverso il riconoscimento di un giusto salario. Come delle professionalità che cambiano, per cui si dovrà rivedere il sistema di classificazione”.

Il responsabile Fp Cgil nazionale Stefano Sabato ha confermato la necessità di spingere la mobilitazione dai posti di lavoro a fronte di una trattativa dove le controparti “stanno mettendo un po’ i bastoni tra le ruote”, con la riforma del Terzo Settore che “fa un’operazione che ci sta tenendo ostaggio del tavolo di rinnovo del contratto, ovvero il campo di applicazione. È un argomento basilare per le Centrali cooperative e il campo di applicazione si allarga dai servizi sanitari fino alle Università. Per noi è un campo non disgiunto dai profili professionali e dalle indennità professionali”.

Sabato ha spiegato che al tavolo “ci sono organizzazioni sindacali con diverse sensibilità e c’è una fortissima competizione tra associazioni datoriali. Stiamo cercando di fare argine a una situazione che potrebbe determinare dumping contrattuale. Gli aumenti salariali sono centrali in questo rinnovo, per segnare un’inversione di tendenza. Ma senz’altro la legge sulla rappresentanza che chiediamo da tempo con tutta la Cgil rappresenta un traguardo importante cui giungere in questo settore travagliato”. Dove ora l’allerta della Cgil è alta anche rispetto alla riforma del Codice degli appalti. “Nella bozza del governo precedente c’era il potenziamento della clausola sociale e che le stazioni appaltanti dovessero adeguare le tariffe al rinnovo contrattuale, per generare un processo virtuoso. Il nuovo governo ha cancellato tutto ciò. La riforma del Codice degli appalti deve essere centrale nelle assemblee con le lavoratrici e i lavoratori perché si riflette sul rinnovo del contratto nazionale”, ammonisce il sindacalista.