“Per una nuova stagione del Lavoro e dei diritti” è il titolo della piattaforma di Cgil Cisl Uil che viene discussa nelle assemblee a tappeto nei posti di lavoro e sarà portata alle tre manifestazioni interregionali del 6, 13 e 20 maggio. “Sabato 13 maggio, alla manifestazione di Milano, come Fp Cgil Lombardia ribadiremo la nostra contrarietà a politiche che non guardano ai diritti di cittadinanza e mortificano le lavoratrici e i lavoratori a essi preposti”, sostiene la segretaria generale Manuela Vanoli
17 apr. 2023 – Maggio di manifestazioni per Cgil Cisl Uil. Preparate già da questo aprile, con assemblee a tappeto nei luoghi di lavoro, e la piattaforma di rivendicazioni unitaria “Per una nuova stagione del Lavoro e dei diritti”. E poi, appunto, le tre piazze interregionali del 6 maggio a Bologna (per il Centro), del 13 a Milano (per il Nord), e del 20 maggio a Napoli (per il Sud).
“Vogliamo coniugare il cambiamento del Paese e dell’Europa con il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, dei giovani e delle donne che in questi anni, anche a causa della pandemia e della guerra, sono invece peggiorate sia in Italia che in Europa – affermano i sindacati -. Cambiamento per noi significa anche mettere in campo le azioni necessarie a realizzare gli investimenti e le riforme previsti dal Pnrr [il piano di ripresa europeo – ndr], rafforzando un modello di governance partecipata che veda l’azione congiunta di Governo, Regioni, Enti locali e Parti sociali, per attuare i progetti e per favorire la spesa effettiva ed efficace delle risorse previste; battersi per non tornare ai vincoli europei di bilancio prepandemici; contrastare le disuguaglianze con una riforma fiscale fondata sulla progressività costituzionale; puntare sul lavoro stabile e di qualità; rilanciare un nuovo ed esteso Stato Sociale; cogliere le sfide dell’innovazione, della riconversione verde, della valorizzazione della cultura e del turismo”.
Il Def, documento di economia e finanza, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri, e non risponde a tante delle richieste avanzate da Cgil Cisl Uil, vedi quella di tutelare salari e pensioni dall’inflazione.
Durissima Serena Sorrentino, segretaria generale Fp Cgil Nazionale: “Il Governo non ha previsto risorse per i rinnovi contrattuali per il triennio 22/24 e per un piano straordinario di assunzioni sufficienti a garantire i livelli di assistenza fondamentali ai cittadini: salute, infanzia, sociale, sicurezza urbana e del territorio. Per ora nel Def le risorse necessarie a innovare e far sopravvivere il Sistema dei servizi pubblici non ci sono, ci sono invece tagli alla spesa, sempre nei ministeri, e altre voci aleatorie che dovrebbero costituire ipotetiche risorse per finanziare i contratti e con cui si giustifica il mancato stanziamento di risorse. Il manifesto del governo Meloni è chiaro: contro il lavoro, in particolare quello pubblico, e contro i cittadini che vedranno tagliati i servizi, a partire dalla sanità e dal sociale. Come Fp Cgil non intendiamo rinunciare ad adeguare gli stipendi del settore pubblico né alle assunzioni né, visto che siamo anche noi cittadini, ad avere servizi pubblici garantiti e di qualità – aggiunge la dirigente sindacale -. Il Governo mette in ginocchio il settore pubblico e noi abbiamo la responsabilità di segnalare che questa scelta non ha il consenso né dei lavoratori né dei cittadini. Il miglioramento della capacità amministrativa era il perno del Pnrr; con questa scelta di disinvestire sul lavoro pubblico, il Governo si assuma la responsabilità di mancare questo obiettivo strategico per il Paese”.
“Sabato 13 maggio, alla manifestazione di Milano, come Fp Cgil Lombardia ribadiremo la nostra contrarietà a politiche che non guardano ai diritti di cittadinanza e mortificano le lavoratrici e i lavoratori a essi preposti. Messi tutti insieme, stiamo parlando di persone che, vivendo onestamente del loro lavoro, fanno sempre più fatica, invece, a stare al passo dei costi della vita e vedono da un lato sempre più restringere l’accesso a servizi pubblici fondamentali, a partire da sanità, protezione sociale e servizi educativi all’infanzia, dall’altro, quello dei dipendenti pubblici, condizioni di lavoro che peggiorano di giorno in giorno tra carenze di organico, sovraccarico di attività, disorganizzazione, stress, aggressioni, opportunità mancate di valorizzazione e innovazione”, sostiene con determinazione la segretaria generale Manuela Vanoli.
Ma non è solo una protesta sul Def, è verso dove si vuole portare l’Italia che si dice no. “Noi chiediamo più legalità, più sicurezza e salute sul lavoro, e con il codice degli appalti si liberalizza tutto e si apre alla giungla dei subappalti, alla riduzione della qualità e dei diritti del lavoro, alle infiltrazioni della criminalità. Non si investe invece sulle ispezioni sul lavoro, da quelle dell’Inl a quelle sanitarie e, anzi, si prendono misure per renderle di fatto inefficaci, con l’affiancamento alle imprese dei consulenti del lavoro – attacca Vanoli -. Non si investe sull’unità vera del Paese ma lo si vuole dividere, e renderlo più disuguale, con l’autonomia differenziata. È poi ora di dire basta alla precarietà, che attanaglia anche i servizi pubblici e in ambiti pure cruciali come è quello della ricerca sanitaria pubblica, bisogna investire su politiche attive forti, un sistema di formazione permanente attraverso il quale anche includere le persone riqualificandole. Sono tante le questioni da sistemare, a tutti i livelli. E, per restare alla nostra categoria, sono da sistemare tutte, dalla a alla z, dall’assistenza allo zelo non valorizzato delle lavoratrici e lavoratori al servizio delle cittadine e dei cittadini del Paese, che per primi temono per l’arretrare progressivo e strumentale del perimetro pubblico. Lotteremo con tenacia, siamo solo all’inizio”.