13 Dec 2024
HomePubblicazioneRicerchiamo Stabilmente / La ricerca sanitaria pubblica attende la volta buona

Ricerchiamo Stabilmente / La ricerca sanitaria pubblica attende la volta buona

C’è fermento tra le ricercatrici e i ricercatori precari degli Irccs e degli Izs per il posto stabile che dovrebbe arrivare grazie a un emendamento al Dl 51/2023 che è frutto anche della tenace lotta portata avanti dalla Fp Cgil. Il punto con il coordinatore Fp Cgil Lombardia Evangelista e il segretario regionale Tramparulo

20 giu. 2023 – “Siamo ad un vero punto di svolta nella vicenda della stabilizzazione del personale precario della ricerca sanitaria pubblica? Lo scopriremo tra poche ore, dopo anni di iniziative, lotte e rivendicazioni sul tutto il territorio nazionale. Un emendamento a firma di tutte le forze politiche presenti in Parlamento sembra infatti orientare il percorso verso una positiva soluzione”. Così Alberto Evangelista, coordinatore Irccs e Izs per la Fp Cgil Lombardia, oltre ad essere componente del coordinamento nazionale della categoria.

Sono oltre 1500 in tutta Italia (di cui circa 500 in Lombardia) le ricercatrici, i ricercatori, le collaboratrici e i collaboratori di ricerca che attendono (alcuni anche da più di 20 anni) il posto stabile negli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e negli Istituti zooprofilattici sperimentali. “In tutti questi anni la Fp Cgil è sempre stata al loro fianco e ha ideato, supportato, condotto ogni tipo di iniziativa”, sottolinea il coordinatore regionale. “Questo successo è anche e in gran parte merito di tutte le lavoratrici e i lavoratori che si sono mobilitati con forza e convinzione e prodigati in ogni modo per ottenere questo importantissimo risultato”

Ci riassumi le tappe più importanti di questa vertenza sindacale? “Nel 2017, pochi mesi prima dell’approvazione della legge che ha istituito la cosiddetta ‘piramide della ricerca’, cioè 5 anni per 2 a tempo determinato, abbiamo raccolto 10mila firme, poi consegnate all’allora Presidente della Camera, Laura Boldrini – risponde Evangelista -. Esattamente un anno fa eravamo centinaia sotto la sede del Ministero a chiedere stabilizzazione e rispetto per coloro che contribuiscono in gran parte a far sì che la ricerca scientifica in sanità sia un fiore all’occhiello per l’intero Paese. Pochi mesi fa – continua – abbiamo condotto un’indagine cui hanno partecipato oltre 1300 ricercatrici e ricercatori di tutta Italia e dove è emerso che, da un lato, la ricerca è per oltre l’80% declinata al femminile, dall’altro il precariato può arrivare fino anche alle soglie della pensione. Qualche settimana fa, infine, in quasi tutti gli Irccs e Izs italiani sono arrivate centinaia di lettere di diffida e messa in mora per gli anni di precariato vissuti da queste lavoratrici e lavoratori senza garanzie contrattuali e previdenziali”.

La Fp Cgil nazionale ammonisce: “L’approvazione di un emendamento al Dl 51/2023 (Inps ed enti pubblici) nelle Commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio della Camera dei Deputati che consente la stabilizzazione del personale precario della ricerca sanitaria degli IRCCS e IZS pubblici è un atto doveroso. Ora vigileremo attentamente sul voto dell’Aula: vale la pena di ricordare che, appena un mese fa, lo stesso emendamento è stato prima approvato e poi stralciato per un problema tecnico poco prima del voto in Aula alla Camera”.

La categoria del quadrato rosso sta seguendo con la massima attenzione anche il percorso del rinnovo della sezione ricerca del contratto nazionale, promuovendo la valorizzazione del personale coinvolto e battendosi per la garanzia dell’esigibilità di diritti al pari delle restanti lavoratrici e lavoratori del comparto Sanità pubblica.

Dal canto suo Lello Tramparulo, segretario Fp Cgil Lombardia, sostiene: “Abbiamo sempre chiesto e continueremo a chiedere finanziamenti strutturali adeguati e consistenti per la ricerca sanitaria pubblica italiana, fanalino di coda dei paesi Ocse, nonostante la produttività scientifica dei nostri ricercatori sia fra le più alte al mondo. Investire in ricerca sanitaria pubblica significa investire sul futuro del Paese. Un primo importante passo è in arrivo. Noi continueremo a esserci, a sostenere, a vigilare e a lottare per quello in cui crediamo. La manifestazione di sabato 24 giugno a Roma sarà una nuova occasione per dimostrarlo”.