4 Jul 2024
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Servizi educativi all’infanzia (0-6) / Il Comune di Milano esclude dai concorsi chi ha il diploma

Giovanni Molisse, segretario Fp Cgil Milano: “Abbiamo presentato il ricorso al Tar Lombardia per il concorso per l’infanzia (3-6 anni) e ora stiamo proseguendo per farlo anche con quello per i nidi. Il nostro avvocato si è messo a disposizione delle educatrici e degli educatori esclusi dalla selezione pubblica e i costi sono totalmente a carico della Fp Cgil”. Pusceddu, segretario Fp Cgil Lombardia: “Concorderemo con Milano e con gli altri territori l’azione vertenziale da intraprendere verso tutti gli enti che bandiranno dei concorsi per il personale educativo riservati ai soli laureati”

20 giu. 2023 – Sta succedendo in diverse amministrazioni comunali, anche in una molto grande come quella milanese. “Il Comune non consente l’accesso alla professione a educatrici ed educatori che, entro l’anno scolastico 2001-2002, avevano acquisito i diplomi abilitanti di scuola superiore. Nega loro di partecipare ai concorsi pubblici per un posto a tempo indeterminato nei servizi all’infanzia e nidi. L’ente, per la prima volta, ritiene che questo titolo di studio non basta più per partecipare alla selezione e che serve la laurea”, racconta Giovanni Molisse, segretario della Fp Cgil Milano.

Come mai? “Penso che la scelta del Comune sia connessa all’entrata in vigore del nuovo contratto collettivo nazionale delle Funzioni Locali, in base al quale, a regime, gli istruttori educativi (anche) delle scuole dell’infanzia devono essere inquadrati nell’area dei funzionari”.

E invece? “I requisiti richiesti dal Comune di Milano sono aggiuntivi e più restrittivi rispetto a quanto previsto dalla normativa vigente che, diversamente, considera sufficiente, per accedere alla qualifica di educatore delle scuole dell’infanzia, il diploma di Istituto Magistrale, il diploma di Liceo Socio-Psico-pedagogico e il diploma di abilitazione all’insegnamento nelle scuole di grado preparatorio (anche a seguito di progetto Egeria) conseguiti entro l’anno scolastico 2001-2002”.

Come si risolve la diatriba? “Il 16 giugno scorso, dopo aver raccolto le adesioni di 11 lavoratrici che sono rimaste escluse dal concorso per i servizi all’infanzia (a prove già effettuate), abbiamo presentato il ricorso al Tar Lombardia. Le prove relative al concorso per i nidi devono ancora essere fatte ma abbiamo subito iniziato a raccogliere le adesioni delle escluse e degli esclusi, superando già quota 110. Pure questa esclusione a nostro avviso è ingiusta e per questo motivo anche per il concorso nido abbiamo messo a disposizione, gratuitamente, l’avvocato della Cgil. Sarà poi il Tar a decidere”.

Molisse sottolinea inoltre una particolarità. “Il Comune non fa partecipare ai concorsi nemmeno lavoratrici e lavoratori che, assunti da anni a tempo determinato, svolgono già l’attività di funzionari (ex categoria D), pur avendo solo il diploma. Tutte le educatrici e gli educatori, sia quelli già attivi, sia chi si candida alla professione, devono avere la possibilità di partecipare a queste selezioni pubbliche. Va anche considerato – prosegue il sindacalista – che per le famiglie milanesi avere meno personale in questo importante settore creerebbe molti disagi e difficoltà. La Fp Cgil è stata e sarà sempre al fianco sia delle educatrici e degli educatori dei servizi all’infanzia sia delle cittadine e cittadini, tutelando il diritto al lavoro e sostenendo la garanzia di un servizio efficiente e di qualità”.

“Abbiamo avuto segnalazioni rispetto a diverse amministrazioni comunali lombarde: anche a Monza, ad esempio, viene accettata solo la laurea come titolo di studio per partecipare al concorso per educatrici ed educatori del nido. Siamo convinti che questa scelta sia frutto di un’interpretazione restrittiva e miope da parte degli enti – afferma Dino Pusceddu, segretario Fp Cgil Lombardia –. Non viene infatti recepito che per poter lavorare nei nidi è sufficiente, per effetto del D.Lgs. n. 65/2017, il diploma abilitante conseguito alla data di entrata in vigore dello stesso decreto (31/05/2017) e che per queste lavoratrici e lavoratori il diploma equivale alla laurea. È una lettura del contratto miope – rincara la dose Pusceddu – perché esclude dal lavoro negli enti il personale con più esperienza, rendendo più povera l’offerta per l’utenza. Concorderemo con Milano e con gli altri territori l’azione vertenziale da intraprendere verso tutti gli enti che bandiranno dei concorsi per il personale educativo riservati ai soli laureati. E diffidiamo le amministrazioni dal percorrere questa strada: si esporrebbero al rischio di vedere invalidata l’intera procedura, con uno spreco di risorse pubbliche e ritardi nelle assunzioni”.