Quella del medico di base è una figura fondamentale di un sistema salute sempre più in difficoltà, per non dire in emergenza. Il sindacato del quadrato rosso ha un programma importante per provare un cambio di paradigma. Intervista a Giorgio Barbieri, coordinatore Fp Cgil Lombardia Mmg e componente del coordinamento nazionale Fp Cgil Medici di Medicina Generale
22 giu. 2023 – Quanti, nel nostro Paese, hanno problemi rispetto al medico di base o di famiglia o, più propriamente, con il Medico di medicina generale (Mmg)? Tante cittadine e tanti cittadini, troppi. Ma la stessa categoria professionale è in sofferenza, a partire da una visione del sistema salute miope e carente, da cui discendono, tra le altre problematiche, le carenze di camici bianchi.
Nel Manifesto per la Medicina Generale della Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn ci sono gli obiettivi e le rivendicazioni, l’ideale e la proposta politica, l’organizzazione, gli strumenti e le tutele per le iscritte e iscritti che questo sindacato indica nell’ottica di cambiare registro.
“Il medico di famiglia dovrebbe essere la figura di riferimento dell’assistenza primaria sia per la promozione della salute che per gli interventi di cura, ponendosi come coordinatore tanto di un’equipe multiprofessionale in grado di prendersi cura di uno specifico e ben definito territorio, quanto di quelle che sono le risorse assistenziali informali disponibili (volontariato, famiglie, etc.). Di fatto però è diventato al contrario una monade slegata dall’intero sistema, spesso dileggiato, burocrate dell’organizzazione, vittima di una società della disinformazione, che travalica ogni approccio scientifico e riversa sul Mmg opinioni, convinzioni e aspettative irrazionali per ottenere benefici, conforto a qualsiasi tipo di disagi e soluzioni a qualsiasi disservizio del Ssn. A questo si è aggiunto il processo di aziendalizzazione ed il suo conseguente burocratismo del controllo che ha generato il paradosso in cui tanto più è aumentata la potenza dei controlli, attraverso la burocratizzazione delle pratiche mediche, tanto più abbiamo perso il controllo e l’integrazione dei percorsi diagnostico terapeutici, a causa della mancanza di coordinamento sul campo”, denuncia la Fp Cgil.
Tradotto: vogliamo dedicare il giusto tempo a curare le persone, non perderlo dietro a incartamenti e procedure. Vogliamo lavorare nella logica della prevenzione e facendo rete con la sanità territoriale e ospedaliera, e il riconoscimento della nostra dignità professionale.
Ne parliamo con Giorgio Barbieri, coordinatore Mmg per Fp Cgil Lombardia e componente del coordinamento nazionale Fp Cgil Mmg.
“Da tempo rivendichiamo di entrare alle dipendenze del Servizio Sanitario Nazionale, con il ruolo e l’autonomia professionale dei dirigenti medici e pensiamo proprio che sia giunto il momento di farlo – afferma il medico di Limbiate e sindacalista -. Non sono il solo a ritenere che facciamo il mestiere più bello del mondo: curare e assistere le persone nei loro bisogni di salute, termine che indica non solo la dimensione del corpo ma anche quella della psiche e degli stili di vita. Purtroppo, però, visto il numero crescente di cittadine e cittadini che ci viene assegnato per via del viceversa calante numero di medici di medicina generale, riusciamo sempre meno a fare clinica, tanto più vista la trafila burocratica che dobbiamo sostenere”.
Perché bisogna sostenere questo Manifesto della Fp Cgil? “Siamo molto preoccupati per la deriva in cui sta precipitando la sanità pubblica, il diritto alla salute delle persone viene sempre più disatteso. Sempre più spesso, o puoi permetterti di pagare o lo fai dovendo sacrificare altro. La nostra regione, la Lombardia, è esempio negativo di quanto il privato intervenga nelle voragini create ad arte nel pubblico, provato da decenni di tagli, per trarne profitto. La salute sta diventando un privilegio e non più un diritto in tutta Italia, nel quadro di un disagio sociale che continua a peggiorare. La Cgil, e la nostra categoria, lottano per il cambiamento, nella tutela dei diritti delle persone e delle lavoratrici e dei lavoratori. Il nostro Manifesto è una rivendicazione sindacale e politica importante che, se ascoltata e declinata concretamente, produrrà benefici individuali e per il sistema Paese. Crediamo nei valori democratici e della militanza confederale, nella partecipazione. Metterci del proprio per questo necessario cambio di paradigma, in cui rientra anche lo scardinare logiche corporative, farà la differenza. E, con l’unione, la forza. Inoltre il nostro sindacato propone tutele e strumenti interessanti a chi si tessera; anche questo non guasta”.
Quindi? “I medici di medicina generale devono poter entrare contrattualmente nel Ssn come dirigenti dei servizi, per operare in un contesto organizzato e con le dovute strumentazioni e personale dedicato. Ma va anche cambiato il Titolo V della Costituzione come, assolutamente, va contrastato il disegno dell’autonomia differenziata: per la sanità il cammino deve essere esattamente contrario alla frammentazione già in essere, con 20 sistemi sanitari regionali diversi, e il ddl Calderoli non potrebbe che portare ulteriori disuguaglianze e discriminazioni nell’accesso alle cure – risponde Barbieri -. Con la rivendicazione di rafforzare tutta la sanità territoriale, che ha plasticamente ceduto all’arrivo del Covid-19, perché troppo fragilizzata nel corso degli anni, bisogna rafforzare la medicina generale come organica a un Ssn pubblico, universale, equo, solidale e statale”.
Tra gli altri punti del Manifesto c’è la proposta di istituire una scuola specialistica universitaria per la Medicina Generale, ora vincolata a un corso di formazione. “Rivendichiamo da anni la specializzazione accademica. In Europa è giù così. Chiediamo una specifica valorizzazione professionale e retributiva, come avviene per le altre specializzazioni universitarie mediche”.
In definitiva? “Porteremo avanti con fierezza le nostre istanze e proposte, forti del fatto che investire in salute è un pilastro fondamentale per i diritti delle persone. La medicina generale, dalle cure primarie alla continuità assistenziale, sono una gamba imprescindibile di quel corpo di assistenza e cura di cui vogliamo fare parte superando il rapporto di convenzione sul piano formale e le mistificazioni sul piano della reputazione sociale”, dichiara Barbieri.
Chiudiamo con un passo del Manifesto che pulsa con la forza del programma: “I MMG iscritti alla Fp Cgil sono parte di una comunità che vede l’impegno di tutte le lavoratrici e lavoratori dei servizi pubblici e della Confederazione a difesa dei valori della Costituzione. La Funzione Pubblica Cgil non è solo un sindacato. È un insieme di persone, ognuna con la propria vita, le proprie abitudini e le proprie battaglie quotidiane. Persone in carne e ossa che ogni giorno si impegnano a rappresentare le lavoratrici e i lavoratori dei Servizi Pubblici e a fornire risposte ai loro bisogni, per contribuire al corretto funzionamento della macchina del servizio pubblico e per il bene della collettività. Ci muoviamo e dispieghiamo la nostra azione di rappresentanza avendo sempre a riferimento due valori fondamentali: la libertà e la democrazia, quei valori che la stessa Costituzione della Repubblica Italiana indica fra i principi portanti alla base del programma e della azione del sindacato Confederale. È anche per questo che consideriamo l’unità dei lavoratori quale valore strategico e fattore determinante per il rafforzamento del loro potere contrattuale”.