21 Dec 2024
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Asst Ovest Milanese / Quattro su dieci le Case della Comunità aperte, e carenti di personale

Misurazione della pressione

I sindacati chiedono alla Asst dati più precisi. Addamo (Fp Cgil Ticino Olona):Una casa col solo tetto e senza fondamenta non è una vera casa. Il diritto alla salute va garantito e anche condizioni di lavoro dignitose”

19 lug. 2023 – Delle dieci Case della Comunità che la riforma lombarda del welfare ha previsto per potenziare la sanità territoriale che fa capo alla Asst Ovest Milanese ne sono state aperte finora quattro: a Legnano, Magenta, Cuggiono e Busto Garolfo. Insieme ai tre Ospedali della Comunità di Abbiategrasso, Legnano e Castano Primo.

Unitariamente, in trattativa abbiamo chiesto alla Asst i dati riferiti al personale operante in ogni singolo distretto e servizio, di avere una sorta di organigramma per ogni punto del sistema sanitario in modo da capire la situazione. Peccato che l’Azienda socio sanitaria ci abbia fornito un macro aggregato che falsa i numeri dei dipendenti che, in questo caso, ci interessano”, racconta Vera Addamo, segretaria generale della Fp Cgil Ticino Olona.

In che senso? “La nostra richiesta è stata precisa: sapere quanti sono e cosa fanno nei servizi territoriali previsti dalla riforma regionale. La loro risposta non ha fornito lo spaccato richiesto ma un quadro generale, includendo, ad esempio, nei dati i medici e gli infermieri che lavorano negli hospice o nei Cps, i centri psicosociali. Abbiamo anche chiesto di incontrare i quattro dirigenti nominati lo scorso gennaio per seguire i distretti di Legnano, Castano Primo, Abbiategrasso e Magenta, ma a quanto pare, dopo 7 mesi non sono ancora insediati a dovere!”.

Cosa vi preoccupa? “Una casa col solo tetto e senza fondamenta non è una vera casa. Il diritto alla salute va garantito e anche condizioni di lavoro dignitose. La Asst Ovest Milanese è l’azienda socio sanitaria più grande dell’Alto Milanese, con poco meno di 4000 dipendenti complessivi. Ma, guardando, ad esempio, agli infermieri di famiglia, riteniamo che destinarne solo 34 alle Case della Comunità, quando sulla carta se ne prevedono 75, significa non dare a questi servizi le gambe per camminare – risponde Addamo -. E di questi 34 lavoratrici e lavoratori bisogna anche capire se potranno davvero dedicarsi alle famiglie o se dovranno tamponare di qua e di là viste le carenze di personale che costringono, nella sanità pubblica e a tutti i livelli, a carichi di lavoro sempre più pesanti, come sono sempre più pesanti anche le ripercussioni sulle cittadine e i cittadini anche del nostro territorio”.

Quindi volete più personale. “Dobbiamo innanzi tutto capire lo stato dell’arte rispetto alla forza lavoro nelle Case della Comunità, servizi da far decollare anche per decongestionare gli ospedali, che diversamente, faranno sempre più fatica a rispondere ai bisogni di salute delle persone. Rinforzare i servizi territoriali è dunque utile anche alla sanità ospedaliera. Al momento non ci è ancora chiara, invece, la loro organizzazione e funzionalità rispetto a quanto prevede la riforma regionale. Altrimenti siamo di fronte a un’illusione, pagata però, ribadisco, concretamente dalle persone. Anche dai concorsi pubblici, peraltro, stanno arrivando segnali non positivi di partecipazione, vedi quello per le professioni infermieristiche. E anche questo rientra nella partita occupazionale su cui urgono precisazioni e certezze”, chiude Addamo.