3 Jul 2024
HomeBergamoOspedali di Romano di Lombardia e Treviglio / Carenze da esposto

Ospedali di Romano di Lombardia e Treviglio / Carenze da esposto

Pertsonale ospedaliero

Fp Cgil Bergamo e Cimo denunciano le carenze di medici internisti, sostituiti con figure non equipollenti, e di personale infermieristico nei due presidi ospedalieri. Per la categoria del quadrato rosso “C’è il tema della salute e sicurezza, per i pazienti e per le lavoratrici e i lavoratori. Chiediamo un confronto allargato alle istituzioni del territorio”

21 lug. 2023 – “L’etica di chi ricopre posizione di comando dovrebbe comportare una seria riflessione e la capacità autocritica di riconoscere elementi di criticità nell’adozione di determinate decisioni”. Così Fp Cgil Bergamo e il Coordinamento italiano medici ospedalieri (Cimo) nella replica alla Asst Bergamo Ovest dopo l’esposto presentato dai sindacati in merito alla sicurezza delle cure negli ospedali di Romano di Lombardia e Treviglio.

Con un botta e risposta che si sta inasprendo sempre di più.

“Dalla stampa odierna, apprendiamo che l’Azienda socio sanitaria ci richiama a ‘uno spirito costruttivo’, dopo che ieri ci ha accusati di ‘procurato allarme’. Noi facciamo il nostro mestiere, quello di rappresentare le lavoratrici e i lavoratori, tenendo insieme i diritti di cittadinanza, in questo caso il diritto ad avere cure garantite e sicure”, affermano Giorgio Locatelli, segretario generale della Fp Cgil Bergamo, e Andrea Bettinelli, neo funzionario della categoria e Rsu alla Asst, dove ha seguito in prima fila l’intera vicenda.

Quali sarebbero i rischi per i pazienti in questi due ospedali? “Decidere unilateralmente, come ha fatto la Asst, di coprire la carenza di medici internisti con oncologi e cardiologi, figure non equipollenti agli internisti, non garantisce cure appropriate. Più in generale, la carenza di personale, in particolare di medici e delle professionalità infermieristiche, rappresenta un serio problema, da affrontare a questo punto con un confronto allargato alle istituzioni del territorio. Per questo abbiamo, insieme al Cimo, mandato un esposto al Prefetto di Bergamo, ai sindaci di Romano e Treviglio, all’ATS di Bergamo e a Regione Lombardia. Urgono risposte concrete, è da più di un anno che sui livelli occupazionali segnaliamo le nostre preoccupazioni”, rispondono i due sindacalisti.

Per la Asst il tema delle carenze di organico non c’è? “Lo chiediamo noi all’azienda! Come si spiegano, nell’Unità Operativa di Medicina dei due plessi ospedalieri, il continuo allungamento dell’orario di servizio, i salti di riposo, ordini di servizio non secondo una logica programmatoria dell’organizzazione del lavoro ma legata al contingente? L’imprevisto ci può stare ma se è regolare c’è qualcosa che non va. A indicarlo sono anche le tante ferie arretrate delle lavoratrici e dei lavoratori, come le ore di straordinario. Inoltre, per garantire le attività ordinarie, in diverse Unità Operative, su base volontaria, si fanno anche turni oltre le 36 ore settimanali, cioè i riposi che si saltano vengono pagati: questa dinamica, soprattutto se protratta nel tempo, mette a rischio sia la salute dei pazienti, per i possibili errori che la stanchezza può far commettere, sia quella del personale. Del resto, – aggiungono Locatelli e Bettinelli – la Asst Bergamo Ovest ammette che per l’ospedale di Romano, salvo che per il medico di pronto soccorso, non c’è una copertura medica quotidiana sulle 24 ore per le altre specialità, chirurgia e anestesia, ma una pronta disponibilità sulle 12 ore”.

Un esposto, quindi, doveroso. “Solo nell’ultimo anno si sono dimessi 8 medici internisti. Considerando che per tutta la Asst ce n’era complessivamente una ventina, queste fuoriuscite sono il segnale di un disagio che va affrontato con urgenza, guardando alla tenuta e qualità dei servizi, alle risposte alla domanda di salute della popolazione, alle condizioni di lavoro. Il tema dell’attrattività aziendale è importante, la Asst dovrebbe dedicargli tutta l’attenzione del caso. Come dovrebbe aggiornare il documento di valutazione del rischio (Dvr) sullo stress lavoro-correlato. Di norma va fatto con cadenza biennale. E anche questo ritardo a noi, rappresentanze delle lavoratrici e dei lavoratori, dice qualcosa: bisogna cambiare rotta”.