Oggi il convegno organizzato dalla Cgil e dalla Fp Cgil lombarde e milanesi, alle Camera del Lavoro metropolitana, nel trentennale dell’autobomba mafiosa che uccise, il 27 luglio 1993, quattro lavoratori pubblici e un ambulante. Il punto con i segretari Fp Motta (Milano), Tramparulo e Pusceddu (Lombardia)
26 lug. 2023 – “L’iniziativa è stata partecipata. A trent’anni dalla strage di via Palestro, abbiamo voluto tenere insieme due fili. Il primo, la memoria. Il nostro Paese ha la memoria corta, il 27 luglio 1993 è stata una notte buia per la Repubblica: a un anno dalle uccisioni di Falcone e Borsellino, la mafia, perseguendo nella strategia dell’attacco allo Stato, colpisce con un’autobomba Milano. Muoiono cinque persone, di cui quattro dipendenti pubblici e un ambulante. Il secondo filo – racconta Alberto Motta, Segretario generale della Fp Cgil Milano – è il collegamento tra ieri e oggi. La mafia non è stata vinta e ha cambiato approccio. Magari non fa uso di esplosivi ma muove sempre i suoi tentacoli per i suoi interessi e infiltrarsi nelle pubbliche amministrazioni, tanto più con i finanziamenti europei per la ripresa del Pnrr, è un’idea che in alcuni casi si fa certezza, come hanno ricordato i relatori al convegno. Il ministro Fitto e la Presidente del Consiglio Meloni non sanno come spendere i soldi del Pnrr – sottolinea il dirigente sindacale -, le mafie invece sanno come agire. Per il sindacato collegare la memoria con i pericoli del presente significa predisporsi anche vigilare, a partire dai luoghi di lavoro”.
Sul palco, con Motta, a discutere sul tema “Il contrasto all’infiltrazione mafiosa nella Pubblica amministrazione”, come documentato dalla stessa Cgil regionale, c’erano il Prof. Nando Dalla Chiesa, Presidente Cross (Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università degli Studi di Milano), il Dott. Giuseppe Busia, Presidente dell’Anac (Agenzia Nazionale Anti Corruzione), Elena Buscemi, Presidente del Consiglio Comunale di Milano, Emilio Miceli, Responsabile legalità per la Cgil nazionale.
Prima dei lavori è stato dedicato un minuto di silenzio in ricordo delle vittime dell’autobomba davanti al Pac di quel terribile 27 luglio: i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l’agente della Polizia Locale Alessandro Ferrari, e Moussafir Driss.
Un ricordo poi ripreso, in modo toccante, da un testimone diretto: Angelo Re, vigile del fuoco ora in pensione, che ha raccontato l’urto di quella notte, i colleghi morti, il crollo del muro del Padiglione d’Arte Contemporanea. L’incredulità. “Perché hanno colpito proprio noi, noi che siamo quelli che aiutano gli altri, che non facciamo del male ma del bene”.
A margine dell’iniziativa, abbiamo raccolto le dichiarazioni dei Segretari regionali Fp Cgil Lombardia Lello Tramparulo e Dino Pusceddu.
“Dal dibattito di oggi emerge con chiarezza il ruolo centrale del lavoro pubblico per contrastare le infiltrazioni mafiose nella gestione delle risorse pubbliche. In sanità bisogna porre la massima attenzione in particolare nella gestione degli appalti, perché gli investimenti pubblici siano strumento di sviluppo per l’intera società”, ha affermato Tramparulo.
“Noi Fp Cgil che rappresentiamo le donne e gli uomini che sono in prima linea nella prevenzione delle infiltrazioni della malavita nella pubblica amministrazione siamo chiamati a stare al loro fianco, difenderli dalle pressioni indebite e tutelarli quando denunciano – ha detto Pusceddu, che sindacalmente segue anche la Polizia Locale e i Vigili del Fuoco -. Ci va stretto che i dipendenti pubblici si commemorino da eroi quando muoiono in servizio. Vanno valorizzati e tutelati prima, quando sono vivi, al lavoro per pubbliche amministrazioni che erogano diritti di cittadinanza e che devono per questo essere forti. Per questo bisogna investire sulle assunzioni e su condizioni di lavoro che consentano di operare in sicurezza il proprio ruolo. E diversi sono i versanti su cui possiamo esserci come rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori, come è emerso anche dal convegno – aggiunge il segretario regionale -. Dobbiamo agire il nostro ruolo di controllo dei concorsi pubblici tramite la contrattazione per eliminare ogni scelta discrezionale da parte delle amministrazioni che rischia di alimentare il malaffare. Così negli enti dobbiamo denunciare l’abuso degli incarichi a contratto con scelta fiduciaria da parte degli amministratori locali che possono mettere a repentaglio l’indipendenza dei dirigenti. Se non si tutela l’indipendenza dei funzionari pubblici si moltiplicano i casi di firme false o illegittime che sono uno dei reati spia per la presenza delle mafie nella pubblica amministrazione. E poi – prosegue Pusceddu – dobbiamo essere accanto ai dipendenti pubblici nella richiesta di una formazione specifica utile a metterli nelle condizioni di riconoscere il fenomeno mafioso, di agire i propri poteri nel controllo degli affidamenti di appalti e servizi che, col nuovo codice degli appalti, in gran parte non saranno affidati con una gara. Senza questa formazione e con le procedure semplificate previste dalle recenti modifiche rischiamo che aumenti l’illegalità negli appalti e si riducano le tutele per chi ci lavora”.