All’Assemblea Nazionale Fp Cgil delle e degli assistenti per l’autonomia e la comunicazione, forte la voglia di riscatto, il senso della dignità e la consapevolezza di avere un ruolo importante e complesso, a garanzia del diritto allo studio degli alunni con disabilità. Per sostenere i provvedimenti in discussione in Parlamento, giovedì 14 settembre si terranno presidi in tutta Italia davanti alle Prefetture. Il segretario nazionale Vannini: “Una grande giornata dell’orgoglio della professione degli assistenti educativi all’autonomia e alla comunicazione, educatrici ed educatori”
8 sett. 2023 – Vivono “una situazione scandalosa, tra le più difficili del mondo del lavoro”. All’Assemblea Nazionale on line della Fp Cgil sull’inclusione scolastica, organizzata giovedì 7 settembre su Zoom e trasmessa su Facebook (complessivamente più di 400 persone collegate), Stefano Sabato, che per la categoria segue il Terzo Settore, ha introdotto il dibattito ricordando le tante difficoltà delle lavoratrici e lavoratori assistenti per l’autonomia e la comunicazione: dal “pagamento a cottimo”, legato alla presenza dell’alunno disabile, e dal part time verticale ciclico, per cui si resta senza stipendio e contributi nei periodi di chiusura delle scuole, al sotto inquadramento, a causa della “mancata definizione del profilo professionale in ambito nazionale”.
Sì, perché nonostante i titoli, le competenze e professionalità, nonostante lavorino nelle scuole per sostenere bambine e bambini, ragazze e ragazzi con disabilità (psichiche, fisiche, sensoriali), queste lavoratrici e lavoratori fondamentali per l’inclusione non hanno il riconoscimento del loro ruolo educativo, pur esercitandolo.
L’Assemblea della Fp Cgil e i presidi territoriali previsti per giovedì 14 settembre in tutto il Paese hanno l’intento di “dare una spinta alla politica e al governo a due testi bloccati nelle commissioni parlamentari”, spiega Sabato: il disegno di legge n. 236/2022 (Ddl Bucalo), su cui la Fp Cgil, insieme alla categoria della Flc, ha presentato 7 emendamenti, e il 1271/2023 (Ddl Ghirra) che lo “ricalca e ha capito l’importanza degli emendamenti della Cgil”. Entrambi i provvedimenti riguardano l’internalizzazione del servizio nelle scuole di ogni ordine e grado, e l’introduzione, finalmente, del profilo professionale dell’assistente per l’autonomia e la comunicazione nei ruoli del personale scolastico:
Del percorso emendativo del ddl Bucalo, il sindacalista della Fp Cgil enuclea i punti più nevralgici, che riguardano il profilo professionale (“riconoscere il ruolo educativo, e non solo assistenziale, di questo servizio è fondamentale sia per l’inclusività dei processi scolastici dei ragazzi ma anche per le lavoratrici e i lavoratori, la valorizzazione del loro ruolo”), i requisiti per le procedure concorsuali e la copertura economica per finanziare tutte queste operazioni. Rispetto alle internalizzazioni delle operatrici e operatori, la Fp Cgil ha chiesto di estendere l’obbligo non solo alle scuole statali di ogni ordine e grado ma anche a quelle comunali con il segmento 0-6 anni.
Il bacino potenziale è di 65mila lavoratrici e lavoratori, spesso assunti dalle cooperative sociali con contratto a tempo indeterminato ma, tra appalti al massimo ribasso, discontinuità dell’attività legata alla sola presenza dell’alunno (e non anche al coinvolgimento nella pianificazione e negli organismi scolastici), part time involontario, il loro è, nei fatti, lavoro povero. Non solo, la loro frammentazione comporta anche “un servizio disarticolato e disomogeneo sui territori”, con regole, organizzazione, diritti diversi. Mentre “tutti vanno tutelati in questo processo che dovrà andare in porto”.
Rivendicazione condivisa e ribadita dalle lavoratrici e lavoratori, delegate e delegati che all’Assemblea nazionale hanno reso palpabile la loro empatia, passione, amore e impegno per un’attività che rende esigibile il diritto allo studio anche alle ragazze e ragazzi con deficit. Ma che, per come precarizzata, è anche fonte di grandi ansie e incertezze a ogni nuovo anno scolastico, di senso di solitudine e frustrazioni per l’emarginazione della loro figura nelle scuole, di preoccupazioni per le paghe basse (con anche, per farvi fronte, un doppio lavoro), di rabbia per diritti e tutele che mancano.
Dalla Lombardia sono intervenute, con un video registrato, Maria Cristina Trento, assistente all’autonomia e funzionaria della Fp Cgil di Brescia, che ha segnalato, tra le altre problematiche, le disparità territoriali nell’erogazione del servizio, per cui al Nord, di media, è previsto un assistente ogni 3 alunni mentre al Sud uno ogni 10-15. In diretta, Stefania Macri, segretaria della Fp Cgil Como, che ha messo il dito, ad esempio, sui cambi d’appalto e il caso, sul suo territorio, delle difficoltà per le lavoratrici in maternità anticipata, a farsi riconoscere i periodi di sospensione.
Michele Vannini, segretario Fp Cgil nazionale, nelle sue conclusioni ha riassunto questa vicenda come la “storia di una doppia precarietà: del lavoro e di un servizio per persone che stanno dentro le nostre istituzioni, le scuole, ma considerati di serie B. Intollerabile”.
Questa è una vertenza sindacale che, come spesso accade a una categoria così confederale come la Funzione Pubblica, deve segnare anche un “punto di civiltà”, tenendo insieme qualità e diritti del lavoro e diritti di cittadinanza, “a maggior ragione quando si rivolgono a una platea di ragazze e ragazzi che hanno più bisogno. E le lavoratrici e i lavoratori devono avere garanzie, sicurezza e tranquillità per dare loro il supporto adeguato”.
Nell’ascoltare i vari interventi, il segretario nazionale ha colto il filo rosso che li ha attraversati: “La rivendicazione del valore della professione”, per la quale “non vogliamo altri nomi” ma, accanto “all’indispensabile dato economico”, il riconoscimento della “dignità professionale, alla pari di tutte le altre nelle scuole”.
La mobilitazione che la Fp Cgil ha fatto partire, e che vedrà nei presidi del 14 settembre una tappa, “una grande giornata dell’orgoglio della professione degli assistenti educativi all’autonomia e alla comunicazione, educatrici ed educatori”, è affiancata ad altre partite centrali. Vannini fa scendere qui in campo le trattative in corso per il rinnovo del contratto nazionale delle cooperative sociali. Perché, se il traguardo delle internalizzazioni verrà raggiunto, e così anche il passaggio delle educatrici e degli educatori sotto i contratti delle funzioni locali e della scuola, ci vorrà però il suo tempo. Intanto, “nelle more di un percorso di internalizzazione, bisogna dare risposte subito”, con un rinnovo contrattuale della cooperazione sociale in cui abbiamo “messo un piede nella porta rispetto al corretto inquadramento”.
Sul percorso dei provvedimenti in Parlamento, “novità politica da esplorare”, Vannini è netto rispetto al progetto delle internalizzazioni: “Ci vogliono i soldi perché sia effettivamente praticabile e con la garanzia che nessuno sia lasciato indietro”. Altrettanto lo è sul fare quadrato rosso: “Con il continuare a fare solidarietà tra lavoratrici e lavoratori, a utilizzare il sindacato per superare il senso di solitudine, alla fine i risultati li porteremo a casa”.