Catella (Fp Cgil Varese): “Con la cessione dei rami d’azienda relativi ai settori assistenziale e ambulatoriale le condizioni di lavoro sono diventate più difficili e quelle poste dalla società Argentum sono inaccettabili”
14 dic. 2023 – Uno sciopero, il prossimo 10 gennaio, indetto da Fp Cgil Varese e Fp Cisl dei Laghi per una “situazione diventata insostenibile”.
Alla Fondazione Raimondi di Gorla Minore lo scorso luglio è partita la cessione dei rami d’azienda dei settori assistenziale e ambulatoriale e già ben 30 lavoratrici e lavoratori, sugli 89 in essere in quel mese, si sono nel frattempo licenziati.
“Queste fuoriuscite di personale stanno mettendo a dura prova le operatrici e gli operatori della struttura – racconta Mauro Catella, segretario della Fp Cgil Varese -. Inoltre questo trasferimento dei rami d’azienda ha portato ulteriori difficoltà”.
Quali? “Come organizzazioni sindacali siamo state coinvolte nel passaggio del personale alla Argentum srl. Una società con soli 100mila euro come capitale sociale e con dietro due realtà di peso, la Fondazione Colleoni e Punto Service – risponde Catella -. Non abbiamo trovato la quadra al tavolo, visto che Argentum da un lato ha proposto di applicare al personale il contratto Anaste, di cui né Cgil né la Cisl sono firmatarie a livello nazionale (la struttura di Gorla Minore si è depublicizzata negli anni ’90, e una decina di lavoratori hanno il contratto Funzioni locali, al resto del personale si applica Uneba), dall’altro ha chiesto una sorta di ‘patto tombale’ alle lavoratrici e ai lavoratori, per cui nulla più dovrebbero rivendicare rispetto a pendenze economiche con la Fondazione Raimondi”.
Puoi spiegare meglio? “Argentum sa bene che abbiamo proclamato lo stato di agitazione quando la Fondazione ha disdettato un accordo su un incentivo di 150 euro mensili alle lavoratrici e ai lavoratori che, nel tempo, è stato contrattualizzato divenendo salario stabile e periodico. Una disdetta che di fatto ha sollevato Argentum dalla responsabilità di mantenere questo incentivo, andando così a penalizzare le retribuzioni del personale che, peraltro, diverse volte si è visto pagare gli stipendi con ritardi. Da qui è partito il clima di incertezza e malessere che ha portato alla raffica di licenziamenti”.
Quindi lo sciopero era necessario? “Certo. Vogliamo sensibilizzare anche gli utenti e la cittadinanza tutta su quello che si sta verificando nella Fondazione e degli sforzi delle lavoratrici e dei lavoratori per farla andare comunque avanti”.